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anoressia e bulimia
Possono essere diverse le cause che possono portare a gravi disturbi alimentari: una separazione da una persona cara, un lutto familiare, un trasferimento, la perdita di un lavoro, un trauma, un grande spavento, o semplicemente l’inizio di una dieta fatta male.

Tutti eventi che possono colpire la vulnerabilità psicologica e biologica di una donna e provocare in essa un disordine alimentare causa di anoressia o bulimia.

Per questo motivo, tali patologie legate ad un disturbo alimentare stanno colpendo non solo tantissime ragazze e giovanissime, ma anche donne sui 40 o 50.

Nonostante ciò, accade che solo il 27,4% riesce a chiedere aiuto ad uno specialista, e riceve le cure necessarie. Altre, invece, entrano in un vortice senza fine.

Ma come riconoscere (e, soprattutto, far riconoscere ad una persona cara) che si è in presenza di un caso di anoressia o bulimia? O come prevenirlo?

I ricercatori del team DCA del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano Bicocca hanno elaborato un test di autovalutazione per individuare i casi di disturbi alimentari.

Ecco le domande più importanti del test:

– Hai un indice di massa corporea (Peso in Kg/altezza in cm2) inferiore a 18.5?
– Hai un’intensa paura di ingrassare?
– Pensi continuamente al cibo e alle calorie?
– Ti senti in colpa dopo aver mangiato?
– Ti pesi più volte al giorno per controllare di non aumentare?
– Hai la sensazione di perdere il controllo mentre mangi?
– Se mangi più di quello che ritieni necessario, cerchi di ridurre i pasti successivi?
– Ti provochi o desideri provocarti il vomito dopo aver mangiato?
– Non riesci a vederti magra/o nonostante tu abbia perso peso?
– Il tuo peso influenza il tuo umore o la tua voglia di frequentare amici?

Se si è risposto sì un po’ a tutte le domande è il caso allora di chiedere subito aiuto ad uno specialista.

Amici e parenti invece, che sono a contatto con persone che soffrono di disordini alimentari, devono seguire le seguenti linee guida:

– Evitare atteggiamenti critici o di sfida o espressioni colpevolizzanti;
– Evitare di focalizzarsi continuamente su temi che riguardano cibo, aspetto fisico e peso;
– Non esortare a mangiare la persona con modi decisi e autoritari;
– Non insistere nel chiedere cosa e quando ha mangiato;
– Lasciare che chi ha un problema scelga cosa mangiare, senza imporre lo stesso menu ad altri;
– Non assumersi la responsabilità di controllare l’alimentazione e il peso di chi ha un problema, affidatelo piuttosto ad uno specialista;
– Non polarizzare l’attenzione su chi è malato, trascurando i propri interessi o gli altri amici.

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