Ricercatori italiani hanno scoperto che le persone bilingui risultano più protette contro la demenza causata dall’Alzheimer, che si manifesta in individui in età più avanzata, con sintomi meno intensi.
Parlare due lingue nel corso della vita, modificherebbe la funzione cerebrale delle persone, per quanto riguarda sia l’attività metabolica frontale che la connettività tra specifiche aree del cervello, tanto da compensare i danni prodotti dalla malattia.
Questo il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). A coordinare la ricerca è la professoressa Daniela Perani, direttrice dell’Unità di Neuroimaging molecolare e strutturale in vivo nell’uomo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – una delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo ospedaliero San Donato – e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.
I risultati dello studio rappresentano un contributo fondamentale alla ricerca dei fattori in grado di ritardare o contrastare una malattia ancora priva di cure farmacologiche efficaci.
Secondo recenti studi epidemiologici, essere bilingue può ritardare l’esordio di alcuni tipi di demenza fino a 5 anni.
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