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furti rom nelle case
C’è una “Black list”, come la chiama il Gazzettino voluta dal “sostituto procuratore Benedetto Roberti della procura di Padova, da sempre attivo nella lotta alla criminalità organizzata di sinti e rom specializzati in rapine e furti”.

In cui, la pistola, per fare un esempio, viene chiamata “caramaschera”, la cassaforte del bancomat “zorli”, il nascondiglio “norto”, il proiettile “bicu”, l’auto usata per i furti “marsina“, l’antifurto “anticiorape” e la refurtiva “ciorda”.

Ma c’è dell’altro. Molti rom metterebbero in atto furti servendosi di una nuova tecnica.

Una volta, tracciavano dei segni vicino al citofono o al campanello, adesso, invece, metterebbero dei sassi davanti al cancello di casa e non solo.

Sassi piuttosto grandi che servirebbero a segnalare le case da depredare. Sassi più piccoli per indicare porte, appartamenti, finestre con appositi segni fatti col gesso sui sassi. (vedi foto)

Un nuovo codice segnalato dopo numerosi furti in Veneto e Trentino.

Le cui foto sono state inviate da residenti di Mattarello, Sopramonte e Trento.

Ma c’è di più, tra i nomadi, a introdursi nelle case, ci sarebbero soprattutto donne e bambini. Che sotto i loro abiti riuscirebbero a nascondere di tutto e di più.

Il loro compito, anche quello di studiare abitudini e movimenti dei residenti, insomma qualsiasi cosa possa tornare utile per i loro furti nelle case.

A volte, anche, per confondersi, abiti più occidentali, ma se osservati bene i loro tratti somatici sono facilmente riconoscibili.

Queste persone, riescono ad aprire porte blindate con bottiglie di plastica, come quelle degli shampoo: una volta tagliate a metà, e inserite a mo’ di scheda tra l’alloggio del chiavistello e lo stipite della porta.

Non avrebbero paura dei cani, che verrebbero narcotizzati durante i loro colpi.

Pertanto, se vi capita di notare segni strani vicino al citofono, alla porta di casa, o sassi su cui sono stati fatti segni col gesso, rivolgetevi subito alle forze dell’ordine.

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