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olio di palma salute
Un nuovo studio condotto sull’olio di palma, alimento molto utilizzato ai giorni nostri in molti prodotti da forno, dolciumi, cioccolata e prodotti conservati, fa dietro front sui possibili rischi legati alla salute, soprattutto al cancro, di cui spesso se ne era parlato in passato.

Così, al pari di altri elementi ricchi di acidi grassi saturi, come ad esempio, l’olio di cocco o il burro, un report scientifico pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Food Sciences and Nutrition e sottoscritto da 24 esperti italiani, 16 in rappresentanza di società scientifiche nazionali, dice proprio questo, raccogliendo le conoscenze attuali sui risvolti medici e nutrizionali di quest’olio vegetale, attraverso Andrea Poli, presidente della Nutrition foundation of Italy (Nfi).

Secondo il quale, considerare un prodotto senza olio di palma “come intrinsecamente migliore rispetto a un altro che contiene quest’olio vegetale non è certo un modo corretto. Quel che conta, non è il singolo alimento, ma il pattern nutrizionale complessivo della dieta che si segue”.

A pensarla così, anche gli esperti che hanno partecipato ad una recente giornata di studio che si è tenuta presso l’Università di Napoli, Federico II.

Non ci sono ragioni per cui l’uso dell’olio di palma debba essere proibito”, a sottolinearlo è stato Marco Silano, direttore del reparto alimentazione, nutrizione e salute del Dipartimento di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità.

Su richiesta del ministero della Salute, e dopo un’attenta revisione di tutti i dati messi a disposizione dalla letteratura scientifica, l’Iss ha redatto un parere sulle conseguenze per la salute dell’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente alimentare (qui). E la conclusione a cui si è giunti, è che l’olio di palma non contiene alcuna sostanza di per sé tossica”.

Nella relazione dell’Iss si legge ancora che “non ci sono evidenze dirette che l’olio di palma, come fonte di acidi grassi saturi, abbia un effetto diverso sul rischio cardiovascolare rispetto agli altri grassi, quali il burro”. Come, infatti, sottolinea anche il report della Nfi, il consumo eccessivo di acidi grassi saturi è associato a un aumento del rischio cardiovascolare, che può portare a infarti, aterosclerosi e ictus.

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