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La “dipendenza da avatar” (avatar=alter-ego) è insieme alla dipendenza dal web più generica la malattia mentale piu’ importante di questo XXI secolo digitale. Non è un fenomeno che dilaga, ma può colpire in profondità soprattutto le persone timide, sensibili o a rischio come i minorenni.

I limiti di questa “dipendenza” li raccontano gli stessi protagonisti (quasi tutti minori di 20 anni) . Dicono che si crea un vero e proprio alter-ego, ci si iscrive sui social o sui giochi di ruolo virtuali e poi si comincia a vivere una vita alternativa (amici online, shopping online, ci si può perfino fidanzare trovare un amore online!) che nella maggior parte dei casi sostituisca quella reale. Il rischio è quello di ritrovarsi disadattato ed emarginato prima di aver compiuto l’eta’ di 30 anni.

Stessa cosa accade a chi gestisce due o più identità su Facebook, Instagram, Twitter e altri social. Si perdono ore di sonno, di lavoro, per “far vivere” i propri alter-ego. I giovanissimi li usano per molestare e attaccare i compagni più deboli, gli adulti per distrarsi, socializzare ed esporsi con proprie debolezze, qualita’ , frustazioni.

Il risultato è un disagio profondo e pericoloso che spesso sfugge anche a chi a queste persone e’ vicino, si può curare soltanto con una psicanalisi. Sotto la guida di professionisti della mente, infatti, si puo’ intraprendere un cammino di vera e propria “disintossicazione” come si fa con le droghe o con l’alcol, fino ad arrivare ad isolarsi, a sfuggire da situazioni reali, affetti e difficolta’ giornaliere.

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