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La donna che lo ha messo al mondo ha deciso di abbandonarlo quattro mesi fa, decidendo di non crescerlo. Ma il bimbo, nato prematuro alla venticinquesima settimana al Sant’Orsola di Bologna, che pesava solo 775 grammi e rischiava di morire, ce l’ha fatta, grazie a tantissime persone che si sono prese cura di lui.

Ha avuto bisogno di assistenza respiratoria intensiva, di sostegno alla funzione cardiaca e di flebo, come ha spiegato il professor Luigi Corvaglia al Resto del Carlino.

Le sue speranze di vita erano legate alla disponibilità di latte, necessariamente materno.

I medici della Neonatologia, diretta dal professor Giacomo Faldella, si sono rivolti alla banca del latte bolognese «Allattami» ed è cominciata per lui una vera e propria gara di solidarietà.

Ben 15 mamme hanno donato il latte al bambino. Che gli veniva somministrato in gocce, con un sondino. Poi è riuscito anche ad utilizzare il poppatoio.

La sua unica fonte di nutrizione è diventata il latte donato, a cui sono stati aggiunti i fortificanti, nutrienti studiati appositamente per i prematuri.

Così, dopo 4 mesi, il bimbo è arrivato a pesare 2 chili e 420 grammi: ha triplicato il suo peso e ormai respira autonomamente.

I servizi sociali decideranno sul da farsi, sulla sua adozione.

«Tutti lo abbiamo adottato affettivamente, infermieri e medici – spiega il professore -. So già che quando lascerà la Terapia intensiva neonatale, e troverà la sua collocazione attraverso i servizi sociali, sentiremo la sua mancanza. Sono sentimenti che abbiamo già provato con altri neonati rimasti qui a lungo, anche se Luca è per noi un bimbo speciale, dal momento che non ha avuto accanto la mamma».

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