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Il Ministero della sanità ha fatto un quadro annuale e generale sulla procreazione assistita, l’attuazione della legge del 2004, prendendo come riferimento l’anno 2015.

In Italia nel 2015 sono nati 601 bambini. E sembrerebbe che siano state donne over 40 enni a metterli al mondo.

Questi, i dati che emergono dalla nuova relazione del ministero della Salute, trasmessa al Parlamento.

I cicli di trattamento con fecondazione eterologa sono stati 2.800, 2,9% del totale dei trattamenti di procreazione medicalmente assistita (Pma), con 601 bambini nati vivi. Secondo il ministero, la fecondazione eterologa sarebbe stata determinante per l’aumento dei nati vivi dal 2014 al 2015 tramite tecniche di Pma. Solo con quella omologa, infatti, i nati vivi sarebbero diminuiti, con 12.235 nascite nel 2015, cioè il 3,3% in meno rispetto all’anno precedente. Per la maggior parte dei cicli di trattamento sono stati utilizzati gameti importati.

Una quota significativa che è stata effettuata con embrioni formatisi all’estero, generati con seme esportato dall’Italia e ovociti di centri esteri, e successivamente importati in Italia per il trasferimento in utero.

L’età delle donne che hanno ricorso alla fecondazione assistita
è stato per lo più di over 40 anni. Nel decennio che va dal 2005 al 2015 la percentuale è passata dal 20,7% al 33,7%. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è stata maggiore se la donazione è stata con ovociti (41,5 anni), minore se avvenuta con la donazione di seme (35,3).

La maggiore età di chi ha avuto accesso alla “eterologa femminile” (rispetto all’omologa) è stata scelta da donne in base all’età e non a problemi di infertilità patologica.

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