Il tumore alla vescica, o così detto uroteliale, è considerato come la nona neoplasia più frequente al mondo, di cui la più comune a carico del tratto genito-urinario.
Ebbene, secondo il rapporto “I numeri del cancro in Italia”, condotto dall’AIOM, ogni anno sono diagnosticati soltanto in Italia circa 26mila casi, di cui la maggioranza uomini (l’11% dei tumori che li colpiscono) con una netta preponderanza sulle donne (il 7% di incidenza).
Ma nel 2016 in Italia sono stati stimati 23.940 nuovi casi, mentre per il 2020 si stima che in Italia saranno addirittura oltre 30mila all’anno le diagnosi di carcinoma uroteliale.
L’età in cui maggiormente farebbe il suo esordio questo cancro, sarebbe in media dai 50 anni su (50-69 anni), con una preponderanza maggiore oltre i 70 anni (70-84 anni).
Nonostante ciò, arriverebbero, però, buone notizie. L’agenzia regolatoria europea ha dato il via libera alla molecola immuno-oncologica pembrolizumab nei pazienti già sottoposti a chemioterapia. La molecola, come mostrato da un nuovo studio, favorirebbe un miglioramento significativo della sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia, del 30%, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, una proteina prodotta dalle cellule cancerose.
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