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Sclerosi Multipla, speranze per le forme più gravi

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Pazienti, neurologi, scienziati, infermieri si sono dati appuntamento a Parigi, dove per 4 giorni hanno deciso di tracciare il futuro della lotta alla Sclerosi Multipla. Malattia che colpisce il sistema nervoso centrale.

Quest’anno, come ogni 3 anni, il congresso è organizzato anche dalla società europea e quella americana, Ectrims e Actrims, e vede riunite oltre 10mila persone.

“Abbiamo voluto dare spazio alla ricerca di base oltre che ai risultati della clinica, perché medici e ricercatori devono confrontarsi e dialogare per cercare di aiutare in maniera sempre più efficace le persone affette da questa malattia”, spiega Catherine Lubetzki del dipartimento di malattie del sistema nervoso, Hôpital Pitié-Salpêtrière di Parigi, organizzatrice del congresso.

Nel corso degli anni le persone con SM perdono la capacità di compiere i gesti quotidiani quotidiani, come allacciarsi le scarpe o svitare il tappo di una semplice bottiglia, fino a non riuscire più a camminare, sono davvero tante. In Italia circa 114mila persone convivono con questa malattia, e in maggioranza si tratta di donne giovani.

Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante. Ha creato nuovi farmaci, ma per le forme più diffuse e più lievi della malattia. Per quelle più gravi, le progressive, non c’è al momento alcun farmaco approvato che possa fare la differenza.

A Parigi verranno presentati, per questo motivo, i dati raccolti sul ocrelizumab, farmaco in via di sperimentazione avanzata per questi malati, e i dati preliminari su un anticorpo monoclonale che colpisce una proteina, CD52, presente su alcune cellule del sistema immunitario.

Uno dei progetti di cui si discuterà a Parigi è BRAVE in MS condotto da Gianvito Martino, direttore Scientifico IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano: un database molto ampio che contiene tutte le caratteristiche dei pazienti con SM su cui testare ‘in silico’, cioè al computer, l’azione dei farmaci già approvati. In questo modo si accelererà lo sviluppo perché si tratterà di molecole per cui esistono già i dati di sicurezza e di cui va dimostrata solo l’efficacia nelle persone con forme progressive di SM.

Giovanna Manna

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