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Brutte notizie per la sanità del Piemonte. Fra sei anni, in provincia un terzo della popolazione non avrà più il medico di famiglia. Nel 2032, i non assistiti saliranno addirittura attorno al 50 per cento. Una situazione che gli addetti ai lavori non esitano a definire «drammatica» e che emerge da uno studio che tiene conto dei pensionamenti e dell’accesso alla professione dei futuri medici elaborato dal Rimeg (Ricerca e innovazione in medicina generale) e dalla Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) piemontese. Alessandro Dabbene, segretario regionale di Fimmg continuità assistenziale: «Su base regionale il momento in cui i pensionamenti non saranno più compensati da sufficienti ingressi sarà, secondo il nostro modello, l’anno 2020, ed entro il 2030 ben 962.000 cittadini potrebbero non avere l’assistenza di base. Nella provincia di Torino il punto di squilibrio potrà iniziare nel 2024 ed essere meno drammatico, con solo il 10% di scopertura, grazie alla maggior proporzione di nuovi medici di medicina generale rispetto alle altre province, che vivranno invece una crisi drammatica: è il caso di Biella, con il 64% di cittadini senza medico, seguita da Verbania, Novara e Alessandria con il 50 per cento circa di carenza».

E se c’è speranza di un miglioramento delle situazione, emerge che «Le soluzioni le dovrà trovare la politica, con un maggior stanziamento di borse di studio – sottolinea la Fmmg -. Ma siamo già in ritardo: se anche si intervenisse subito, gli effetti si sentirebbero dal 2022, due anni dopo il punto di rottura».

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