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Sono passati 3 anni da quel terribile, 4 gennaio del 2015, quando in seguito ad un attacco cardiaco il celebre bluesman Pino Daniele, si è spento in una corsa contro il tempo. Un vuoto incolmabile nei cuori dei suoi fan ma soprattutto dei familiari, a partire dalla figlia Sara, che in un’intervista a Oggi parla del dolore provato e della pericolosa strada su cui si stava incamminando:

Dopo la morte di mio padre, nei mesi successivi, quando il rumore intorno a noi si era spento e l’attenzione scemata, quando la gente pensava che ormai il brutto fosse passato, è successo che io mi sono persa. Ma per davvero. Passavo la mia giornata in tuta e alle 11 del mattino avevo già il bicchiere di vino in mano. Odiavo tutto e tutti. Per prima me stessa”. “Ero fragile. Irriconoscibile. Piena di rancore che riversavo su me stessa… Un giorno ho capito che dovevo cambiare qualcosa, io e basta, e ho telefonato all’università inglese che mi aveva accettato l’anno precedente e ho chiesto di rientrare la sessione successiva… So benissimo di essere scappata. La mia famiglia ha elaborato il lutto, io l’ho solo accantonato”.

“Poi ho capito, così per me è come se mio padre fosse in tour… Ho fatto tante cose in questi tre anni, tante scelte, tante sfide, è normale che io mi chieda cosa mio padre ne avrebbe pensato. Sarebbe fiero di me oggi? Ho la fortuna di sentire ancora la sua voce, ma non è l’artista che mi manca, ma il padre”.

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