La Liguria è una delle regioni italiane in cui le strutture sanitarie che offrono servizi per i disturbi alimentari sono le più diffuse. Ma anche una regione in cui, secondo uno studio condotto dall’ Agenzia regionale per la sanità, si osserva un maggior rischio di anoressia tra le donne di età compresa tra i 15-24 anni (9,3%) e 25-34 anni (7,2%) rispetto alle coetanee nazionali (rispettivamente 8,8% e 5,6%).
“Quello che abbiamo notato, negli ultimi anni, è una maggiore consapevolezza della pericolosità dell’anoressia e della bulimia: nei centri come il nostro arrivano ragazzi e ragazze più giovani di una volta, sui quali è ancora possibile intervenire”, spiega la psichiatra del Centro disturbi alimentari di Quarto, della Asl3 genovese, Antonella Arata, che ha all’attivo oltre 500 cartelle aperte è gestisce il centro maggiore in Liguria.
“Le nostre pazienti sono in gran parte giovani e come tutti i loro coetanei hanno Instagram o Facebook, postano le foto del cibo o del loro corpo e in alcuni casi seguono gruppi in cui i comportamenti pericolosi vengono condivisi e incoraggiati. La Polizia postale chiude in continuazione i siti “pro Ana” ma poi ne spuntano altri. I genitori, se possono, devono vigilare sullo spazio virtuale frequentato dai loro figli”.
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