, stilista tedesca che ha esposto col suo marchio “Benu-Berlin” al Berghain per la Fashion week di Berlino, e che fra un mese sarà anche Milano, spiega all’ANSA perché “jeans e pelle” sono i suoi tessuti preferiti. “Perché in entrambi i casi, nel tempo, con l’uso, con la vita quotidiana e il fatto stesso di esistere, il materiale acquisisce una sorta di patina, e questo lo rende attraente. E poi resistono bene al tempo”. La designer del riciclo ha dedicato intere collezioni al principio guida della sostenibilità. Nel 2013 ha vinto il primo premio all’EcoChic Design Award 2013 e nel 2014 ha firmato la collezione Recycled per Esprit.
Il marchio, “Benu”, evoca infatti l’araba fenice che risorge dalle ceneri: un manifesto, per chi ogni giorno cerca di restituire la vita a vestiti vecchi, anche usurati. “E se non uso capi di seconda mano, mi oriento comunque su tessuti biologici”, precisa la stilista. Trentadue anni, le origini nella nordica Husum, un’educazione alla manualità sviluppata fin da bambina, “ho sempre cucito, lavorato a maglia, imparato a usare le mani…”, Karen spiega che la sostenibilità è un’impostazione di partenza, per lei: “non dovrebbe diventare un trend o una moda, ma essere una consapevolezza. Bisogna cercare altre strade nel consumo, bisogna tornare indietro e ripensare il rapporto con le cose, o il mondo non andrà avanti”. “Sono concentrata sulla struttura, sulla trama del tessuto. Ci sono talmente tanti dettagli a cui pensare nei miei vestiti, che non mi piace farmi distrarre dai colori, e li uso sempre meno”. Fra un mese a Milano, sarà ospite con la Camera della Moda, al “fashion hub market”. “Sono emozionata di esporre in Italia. Penso che gli italiani come i francesi abbiano fatto della moda una parte della cultura, questo in Germania non è ancora stato capito. E spero che un giorno succederà”.