Le ossa possono diventare fragili e rompersi sin dalla giovane età. Spesso a causa di alimentazione scarsa, di alcuni alimenti, eccessiva attività fisica come nel caso di Bobby Clay, giovane campionessa britannica di mezzofondo, che ha raccontato la sua malattia in una lettera aperta pubblicata di recente su Athletics Weekly.
«Ho vent’anni e ho l’osteoporosi».
La giovane rivela infatti come un’alimentazione carente e i super allenamenti l’abbiano portata ad ammalarsi di questa malattia. In Italia secondo le stime del Ministero della Salute sono circa 5 milioni le persone che soffrono di osteoporosi: ben l’80% sono donne in post menopausa. “In realtà, l’osteoporosi- spiega il dottor Andrea Palermo, medico dell’Unità di Endocrinologia e Diabetologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, può colpire ad ogni età. L’osteoporosi è un disturbo caratterizzato dalla minore resistenza ossea che predispone ad un aumento del rischio di fratture anche per traumi minimi. L’osteoporosi giovanile si distingue in forme “primarie” causate da alterazioni genetiche che compromettono la struttura ossea (molto rare), e in quelle “secondarie”. Queste ultime sono la conseguenza dell’assunzione di particolari categorie di farmaci quali i cortisonici o della presenza di altre condizioni patologiche quali malattie del sangue e del fegato o alterazioni della secrezione di alcuni ormoni, in particolare estrogeni o testosterone. Inoltre, l’osteoporosi può insorgere prematuramente anche come conseguenza di disturbi del comportamento alimentare (anoressia) o di diete particolarmente povere di calcio.
Anche l’attività fisica eccessiva ed intensa può determinare un significativo calo ponderale in associazione ad alterazioni della produzione di ormoni sessuali che conducono a depauperamento del compatimento minerale osseo.
La presenza di fratture da fragilità è già un indice diretto della scarsa resistenza delle ossa. Tra gli esami strumentali, la densitometria ossea a raggi X (MOC-DXA) è l’indagine non invasiva in grado di valutare la densità ossea e di stratificare il rischio di andare incontro a fratture nel futuro. Il dosaggio del calcio, del fosforo e della creatinina, attraverso esami ematochimici risulta sufficiente per individuare delle condizioni predisponenti il rischio di frattura”, conclude lo specialista.
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