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E’stata sottoposta con successo ad un delicato intervento chirurgico che le ha restituito l’udito. “Una gioia indescrivibile, a Perugia ho ritrovato il piacere di vivere”: così Simonetta, una donna che vive e lavora a Roma, commenta la sorpresa che ha vissuto dopo l’ultima visita di controllo all’ospedale di Perugia.

La donna era affetta da otosclerosi bilaterale di cui soffriva da anni.

L’intervento cui è stata sottoposta dall’équipe del professor Giampietro Ricci ha comportato un ricovero ospedaliero di due giorni e consiste nell’applicazione di una protesi a pistone della lunghezza di 4,5 millimetri e dotata di staffa, uno dei tre ossicini dell’orecchio.

La sua vita ora è cambiata.

L’otosclerosi è una patologia che colpisce la staffa, uno dei tre piccoli ossicini situati nell’orecchio medio. A causa della crescita di osso esuberante, la staffa si irrigidisce e non riesce a trasmettere correttamente il segnale sonoro alla coclea. Solitamente colpisce entrambe le orecchie (otosclerosi bilaterale).

CAUSE. La causa dell’otosclerosi è genetica e ha quindi carattere ereditario. Colpisce più le donne che gli uomini, anche se non se ne conosce il motivo.

SINTOMI. Il sintomo per eccellenza è la perdita d’udito. L’ipoacusia è progressiva e, nei casi più avanzati, può evolvere in sordità grave. In generale, la gravità dell’otosclerosi dipende dallo stadio della malattia: si va dallo stadio 1 con sordità moderata e funzione coclearie integra allo stadio 4 con sordità grave e funzione cocleare compromessa. Alla perdita d’udito spesso si associa l’acufene (percezione di rumori nell’orecchio che può essere anche il primo sintomo).

Non c’è una terapia medica risolutiva. L’unica possibilità è intervenire chirurgicamente, a patto che la malattia non abbia raggiunto uno stadio molto avanzato. L’intervento d’elezione è la stapedotomia che, a differenza della strapedectomia, non prevede la rimozione della staffa. La stapedotomia, infatti, consiste nel praticare un foro nella platina della staffa, attraverso il quale viene inserita una protesi di teflon, simile a un piccolo pistone. Questo viene agganciato all’incudine e serve a trasmettere all’orecchio interno il segnale acustico della catena ossiculare. Nei casi in cui l’intervento non possa essere effettuato si può ricorrere alla protesi acustica tradizionale che deve essere tarata in maniera molto accurata.

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