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Dopo Mantova 2016, Pistoia 2017, Palermo 2018 (e Matera 2019 in Europa), con un dossier intitolato La Cultura batte tempo, è Parma la Capitale italiana della cultura 2020, trionfatrice in finale su Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso. Ad annunciarlo, è il Ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini. «Mi spiace per i sindaci venuti qui, che hanno candidato le loro città a Capitale italiana della cultura 2020: violando tutte le regole, ho deciso di nominare Ferrara, la mia città!». Si ride, poi la suspense. «La competizione è ogni anno più forte con progetti straordinari — dice — Già essere nella short list è come una nomination all’Oscar». All’annuncio di Parma, scoppia l’applauso. «Raramente ho poche parole, ma stavolta mi avete lasciato senza», dice emozionato il sindaco, Federico Pizzarotti.

La città di Parma è nata capitale nel ‘500, con il Gran Ducato dei Farnese. Cresciuta con i Borbone e trasformata da un donna illuminata, come Maria Luigia, moglie di Napoleone è la città di Verdi e di Toscanini, delle cupole del Correggio e del Battistero in marmo rosa, del Teatro Regio e di una delle più antiche Università al mondo. Patria del prosciutto e del Parmigiano fu nominata nel 2015 Città creativa Unesco per la Gastronomia.

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