L’Alzheimer può regredire nel cervello dei topi, parola di esperti. Semplicemente eliminando l’enzima che nel cervello fa accumulare le placche tipiche della malattia. A rivelarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine e coordinato dal gruppo dell’Istituto Lerner, di Cleveland, guidato da Riqiang Yan. Uno dei primi segni della malattia è la formazione nel cervello di placche di una sostanza proteica, chiamate placche amiloidi, la cui formazione è alimentata dall’enzima Bace1.
Il primo passo dei ricercatori è quello di ottenere topi privi dell’enzima, fatti incrociare con topi che cominciavano a sviluppare le placche amiloidi tipiche dell’Alzheimer. Nei topi nati da queste coppie i ricercatori avevano scoperto che i livelli dell’enzima erano dimezzati e le placche, inizialmente formate, avevano cominciato gradualmente a ridursi fino a scomparire. Per Marcello D’Amelio, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e della Fondazione Santa Lucia, “è vero che per la prima volta si osserva una diminuzione delle placche, ma ridurne la formazione potrebbe non avere effetti clinici”.
Andrea Fuso, dell’università Sapienza di Roma, dice: “il punto debole di questa ricerca è l’applicabilità sull’uomo, al momento lontanissima. L’avere dimostrato che gli effetti neurodegenerativi sui topi possono regredire è positivo, ma non sappiamo se l’inattivazione di Bace1 a lungo termine creerebbe problemi nell’uomo. Finora seguire la via di questo enzima si è rivelata fallimentare, come dimostra la recente decisione di alcune case farmaceutiche di abbandonare la ricerca sull’Alzheimer dopo aver puntato anche su Bace1”.