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«La sfida è ritrovare la femminilità in un momento in cui la donna ha perso l’armonia del suo seno, ha perso i suoi capelli e i suoi ormoni a causa dell’assunzione di farmaci antiormonali e non ha più voglia di avere una femminilità anche perché è proprio in questa femminilità che è stata colpita dalla malattia», spiega la dottoressa Paola Martinoni, oncologa fondatrice dell’Associazione Libellule Onlus (la presidente è Cristina Milanesi mentre le relazioni pubbliche sono curate da Nicoletta Civardi), in occasione della conferenza stampa che ha presentato la collaborazione tra questa associazione e Mediterranea, finalizzata a dare un sostegno alle donne colpite da tumore e offrire sollievo durante il percorso di guarigione, attraverso la creazione di prodotti di trattamento mirati. Tumore al seno – fattori di rischio. «In Italia ogni anno oggi 50mila donne si ammalano di tumore mammario a fronte di 500 uomini. Nel 2015 erano 48.300, quindi, si sta registrando un incremento della sua incidenza, ma, rovescio della medaglia, dopo si vive più a lungo che in passato. In Italia la sopravvivenza poi è più alta rispetto agli altri Paesi europei. Ma quali sono i fattori di rischio per sviluppare un tumore al seno? Avere la mammella, l’avanzare dell’età perché è una malattia degenerativa, avere una familiarità soprattutto se in famiglia si sono ammalati parenti di primo grado, essere portatori delle mutazioni BRCA1 e BRCA2, gravidanza dopo i 30 anni, menarca precoce, menopausa tardiva, esposizione ai raggi X, obesità e dieta ricca di zuccheri», spiega l’oncologo Giuliano Lucani, segretario dell’Anisc, Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi.

«Come fare prevenzione primaria? Ovvero come non fare venire o non fare tornare il tumore? Attraverso la dieta, assumendo, per esempio, fitoestrogeni, in primis soia e legumi, e olio d’oliva ed evitando zuccheri, farine raffinate, grassi animali, alcolici e fumo, con la pratica costante di attività fisica, facendo esami radiologici solo se strettamente necessari. Poi c’è la prevenzione secondaria grazie alla quale si può scoprire precocemente il tumore della mammella. Ricordiamo che la diagnosi precoce ha un risvolto importantissimo sul tipo di intervento e sulla durata di sopravvivenza», prosegue l’oncologo.

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