Si chiama beclin-1 ed è la proteina la cui mutazione è in grado di ridurre il rischio di sviluppare tumori e malattie legate a cuore e reni, di promuovere la longevità, permettendo di vivere più a lungo e in buona salute. A scoprirlo un team di ricercatori dell’Università del Texas, che ne aveva già individuato l’efficacia nella cura dell’Alzheimer.
La proteina in questione, esaminata dal gruppo guidato da Beth Levine è responsabile del processo di autofagia, quel meccanismo con cui le cellule riciclano i materiali di scarto e la cui scoperta nel 2016 è valsa il Premio Nobel per la Medicina al giapponese Yoshinori Ohsumi.
“L’autofagia può allungare la vita del 12%”, ha commentato David Clancy della Lancaster University, estraneo alla ricerca. “Questo lavoro fa capire che è possibile interferire con i meccanismi dell’invecchiamento, ritardandone i segni”, ha aggiunto Ilaria Bellantuono dell’Università di Sheffield, anche lei non coinvolta nello studio.
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