L’arrivo dei farmaci biologici ha rappresentato una importante rivoluzione contro le malattie reumatiche. Ma la disponibilità di nuovi medicinali non è l’unico aspetto su cui dover contare. Serve anche poter incrementare la diagnosi precoce e l’avvio tempestivo dei trattamenti, per potenziare le performance: “Qui all’Eular per esempio si è parlato anche dei dati relativi all’artrite reumatoide in cui si arriva anche al 90% di remissione della malattia quando trattata nelle fasi molto iniziali della malattia – questo è quanto dice Roberto Caporali reumatolgo dell’Università degli Studi di Pavia e segretario nazionale della Sir – questo prevede una rapidità di diagnosi precoce e avvio al trattamento estremamente efficaci”. E dimostra, continua l’esperto, che se al di fuori degli studi clinici, nella pratica, con una rete di reumatologi adeguata, riuscissimo a “spingerci ancora più in là rispetto ai 5-6 mesi di ritardo diagnostico probabilmente avremmo ottimi risultati anche con i farmaci tradizionali, diminuendo i costi diretti e indiretti delle malattie”. E scongiurando il rischio di disabilità.
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