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E’ successo a Resuttana Colli di Palermo, dove una giovane donna di 35 anni, Valentina Trinca, è morta a seguito di una serie di operazioni chirurgiche fatte male.

La donna il 30 maggio scorso si era sottoposta ad un primo intervento per ridurre l’obesità in una clinica palermitana ma il decorso si è rivelato veramente disastroso.

Il marito, Stefano Enea, sporgendo denuncia, chiede giustizia per una morte che ritiene assurda. Valentina, madre di tre figli è deceduta al termine di un vero e proprio calvario, durato un mese e mezzo dopo il primo intervento chirurgico.

“Dopo il primo intervento – si legge nella denuncia per presunto omicidio colposo presentata dall’uomo, Stefano Enea – Valentina aveva dei dolori addominali al basso ventre”.

“Ci siamo subito accorti che le sacche di drenaggio erano sporche e le urine torbide. Il medico ha detto a mia suocera che i dolori erano dovuti al fatto che mia moglie era fumatrice”. Alle insistenze dei familiari, si legge ancora nella denuncia, “il medico ha testualmente risposto che Valentina era ‘esagerata’. Solo dopo due giorni dopo l’intervento chirurgico è stata sottoposta ad una tac”.

Come ricostruisce Daniele Ditta di Palermo Today sulle risultanze degli esami però non vi è molta chiarezza. In un primo momento, il marito della giovane riferisce ai carabinieri, “abbiamo saputo che i dolori di Valentina erano dovuti alla presenza di una fistola”. In seguito alla seconda operazione la versione data dai sanitari ai familiari sarebbe stata invece diversa.

“Il medico – viene riportato in denuncia – ha detto ai familiari presenti che non era una fistola, ma che nelle manovre ha toccato l’intestino. Non so come è successo perché era più a valle. Aggiungendo che c’era un perforamento all’intestino in peritonite, che aveva cercato di risolvere durante l’intervento”. Nemmeno le successive cure però hanno prodotto gli effetti desiderati, tant’è che Valentina è stata sottoposta al terzo intervento chirurgico. Questa volta ad opera di un altro medico. Un altro calvario, aggravato “da una febbre persistente” e dal fatto che frattanto “i polmoni della donna erano collassati”.

Sofferenze che si sono succedute le une alle altre e che hanno portato la degente a due crisi respiratorie. “Negli ultimi giorni di vita – dice sempre il marito della donna – mia moglie non riusciva più a bisbigliare, muovendo le labbra ci ha fatto poi capire che le faceva male il petto”. Poi è arrivata anche la morte.

Le cartelle cliniche sono state ora sequestrate e sul corpo della donna è stata disposta l’autopsia.

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