Rappresenta una vera rivoluzione in campo oncologico quella messa a punto dal gruppo Diatech, in collaborazione con l’IRST (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori).
Un nuovissimo test di laboratorio per la diagnosi precoce del tumore del colon-retto, il cui annuncio è stato dato durante una conferenza stampa tenuta nella sede di Meldola dell’Irst.
L’innovativo kit prende il nome di «EasyPGX® ready FL-DNA», ed è in grado di identificare lesioni preneoplastiche e neoplastiche del colon retto (CRC).
Un test decisamente più sicuro e innovativo. EasyPGX, infatti, consente di valutare – con una precisione nettamente superiore al sangue occulto nelle feci – il tipo di DNA che proviene dalle cellule di esfoliazione della mucosa del colon. Lo strumento, oltre a non essere invasivo come la colonscopia è anche decisamente più economico perché costa meno di un terzo del prezzo (circa 40 euro contro i 150 della colonscopia).
«Si tratta di un test biologico e non chimico particolarmente innovativo basato su una specifica metodica di analisi del DNA fecale. Mentre il sangue occulto ci fornisce un’informazione puntuale su un aspetto, ovvero la perdita microscopica di sangue associata alle forme anche abbastanza precoci ma non precocissime del carcinoma del colon retto, il test da noi sviluppato e brevettato ci permette di ottenere informazioni molto più approfondite. Oltre a migliorare la diagnostica del FOBT, quindi, potremo individuare la tipologia dell’alterazione del DNA e informazioni quali-quantitative sui livelli di rischio evolutivo sia di lesioni precancerose sia della stessa storia naturale del tumore individuato. Inoltre, il test può anche essere utilizzato nel monitoraggio dei soggetti già operati per tumore del colon che, come noto, sono esposti al rischio di successive recidive loco-regionali. Queste sono le applicazioni cliniche più interessanti, le quali richiedono però che il materiale fecale sia raccolto e conservato nelle migliori condizioni. Si potrebbero anche intravedere futuri sviluppi di utilizzo del test per monitorare, ad esempio, gli effetti terapeutici di trattamenti in soggetti con persistenza del tumore primitivo, ma questo aspetto richiederà ulteriori approfondimenti», spiega il prof. Dino Amadori, Direttore scientifico emerito dell’IRST.