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In Belgio è stato diffuso l’ottavo rapporto alle camere legislative della ommissione federale di controllo e di valutazione dell’eutanasia, documento approvato il 12 giugno scorso. Un testo, consultabile in rete sul sito della commissione stessa, che riguarda il biennio 2016 e 2017 e risulta diviso in quattro sezioni che riportano, nell’ordine, statistiche basate sulle informazioni raccolte dai medici proponenti, descrizione e valutazione della legge vigente e la sua evoluzione nel corso degli anni, le raccomandazioni che potrebbero sfociare in altre iniziative di legge e vari allegati.

Ebbene, da una attenta lettura si scopre che dal settembre 2002, data dell’entrata in vigore della legge vigente, il numero delle morti per eutanasia ha subito un costante aumento, diremo quasi allarmante: nel 2004 si parla di 349 unità, nel 2016 di 2028 unità e nel 2017 di 2309 unità.

Nella maggior parte dei casi le domande sono state compilate in olandese, quindi riguardanti la parte fiamminga del Belgio. In altre parole, ogni giorno tra 6 e 7 persone muoiono per una iniezione endovenosa di tiopentale sodico, seguita o meno da quella di un farmaco a base di curaro che provoca la paralisi muscolare. Considerando poi che la popolazione del Belgio è di circa 11 milioni di abitanti, se gli stessi dati riguardassero l’Italia si potrebbe calcolare che i morti potrebbero essere 14.000 ogni anno, una cifra altissima e per di più con la prospettiva di un costante aumento.

Percorrendo le circa settanta pagine del rapporto emerge anche una certa drammaticità circa le cause che hanno spinto alla morte.

Sui 4337 casi del biennio considerato, il decesso non era atteso a breve in 654 casi (15 per cento circa). Questo vuol dire che la morte non era attesa nel breve periodo ma che avrebbero potuto vivere, e forse per loro si sarebbe potuto fare molto.

Altro elemento interessante che riguarda l’eutanasia praticata nel Belgio, è che la maggioranza dei casi (ossia il 64 per cento) riguarda neoplasie, in rapido o in costante aumento (16,4 per cento), una situazione classica dell’anziano spesso portatore di problemi diversi di tipo cardiovascolari, respiratori e metabolici.

In due anni poi, ben 77 pazienti hanno chiesto l’eutanasia per malattie mentali comprendenti disturbi della personalità, depressione, ansia e schizofrenia. Infine l’età dei soggetti coinvolti: se nella maggioranza dei casi è la fascia tra i 60 e gli 80 anni quella statisticamente più rappresentata riguarda 3 casi sotto i 18 anni (nello specifico, 9, 11 e 17 anni). In tali casi i pazienti sono risultati affetti da una forma di distrofia muscolare, da una neoplasia cerebrale (il glioblastoma) e dalla fibrosi cistica.

Colpisce infine, anche un altro dato. Diciotto pazienti ultracentenari hanno scelto di morire tramite l’eutanasia.

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