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Veleni nei corsi d’acqua, utilizzo di prodotti chimici tossici, tessuti degli abiti smessi che invadono le discariche, non tutti sanno che la moda e’ la seconda fonte di inquinamento al mondo dopo il petrolio.

E’ questo, il lato oscuro che emerge dall’installazione virtuale firmata da Francesco Carrozzini che debutta alla Mostra del cinema di Venezia nella sezione sezione Venice Virtual Reality. Aperta al pubblico dal 4 all’8 settembre sull’Isola del Lazzaretto Vecchio, “X Ray Fashion” è in concorso come miglior VR storia immersiva e migliore esperienza VR per contenuto interattivo.

Creata dal giovane gruppo danese MANND, l’installazione di venti minuti e’ stata prodotta dal programma della Banca Mondiale contro il cambiamento climatico Connect4Climate e dalla Vulcan Productions del co-fondatore di Microsoft Paul Allen, con il sostegno di Alcantara S.p.A., azienda italiana “Carbon Neutral” da sempre impegnata nella lotta al climate change.

“X-Ray Fashion”, in uno spazio di 49 metri quadri, segue la vita di un capo di abbigliamento, dalla produzione alle passerelle, alla distribuzione, al consumatore fino ad arrivare a quando l’indumento verrà dismesso. Sette scene di immagini dal vivo a 360 gradi, con un film che e’ girato in un ambiente CGI e che permette di divenire parte della rappresentazione esplorando lo spazio circostante grazie a effetti multisensoriali che espongono al calore, al vento, agli odori e al movimento del terreno.

Si parte da una sfilata di moda in cui gli spettatori si mescolano alle modelle sotto la luce dei flash; durante il defilé il narratore, lo stesso Carrozzini, racconta di un sopravvissuto al disastro di Rana Plaza, spiegando che in alcune parti dell’Asia il colore dei fiumi predice le imminenti tendenze della moda.

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