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Il cancro al seno è il più diffuso in Italia. Da Perugia è partito infatti uno studio davvero molto rivoluzionario: “Vogliamo raggiungere la mortalità zero”. Sostengono gli esperti.

Sono 52.800 i nuovi casi diagnosticati nel 2018. Nel nostro Paese, però, l’87 per cento delle pazienti trattate, a cinque anni dalla diagnosi di tumore al seno riesce a sopravvivere. Preoccupa, però, un altro aspetto secondo i dati forniti da Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori), un 30 per cento che a 10/15 anni di tempo, non supera invece la malattia.

Ma grazie alla ricerca e alla prevenzione, l’obiettivo è ora quello della mortalità zero. Ed è così che ha Lilt ha scelto di finanziare un importante progetto, rivoluzionario, in cui l’Umbria e in particolare Perugia, farà da scuola: “la biopsia liquida nel carcinoma della mammella operabile” i cui primi dati sono stati illustrati questa mattina alla presenza del responsabile scientifico del progetto, nonché responsabile del dipartimento di BreastUnit dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, il professor Antonio Rulli.

Il progetto di ricerca è stato realizzato dalla sezione di Chirurgia Oncologica della Mammella e dei Tessuti Molli dell’Università degli studi di Perugia in collaborazione con il Laboratorio del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Unipg e il Laboratorio di Biologia Molecolare della S.C. di Oncologia Medica dell’azienda ospedaliera di Perugia, finanziato dalla Lilt e sperimentato sui primi 50 pazienti umbri.

“Partendo dalla considerazione che il tumore è un bersaglio in continua evoluzione, comprendere i meccanismi che portano la cellula tumorale primitiva a trasformarsi in una cellula tumorale a capacità metastatica è fondamentale per poter bloccare il processo di invasione tumorale”. Spiega lo specialista.

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