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Le apnee notturne sono interruzioni della respirazione, anche di diversi secondi, dovute all’ostruzione delle vie respiratorie superiori. Smettere ripetutamente di respirare nel corso della notte ha degli effetti secondari sul corretto funzionamento dell’organismo; nel breve periodo determina sonnolenza, cefalea e riduzione dell’attenzione, ma a lungo andare causa anche seri danni alla salute complessiva.

Di questa condizione si è parlato a lungo nel corso della prima edizione della International Conference on Respiratory Medicine, una conferenza internazionale che si è svolta in parallelo al XIX Congresso nazionale della pneumologia SIP al Lido di Venezia.

«I disturbi del sonno sono in crescita ma l’offerta diagnostica è limitata: le apnee ostruttive del sonno, che colpiscono circa il 5% della popolazione, sono sottovalutate e non diagnosticate» spiega Mario Polverino, direttore della pneumologia della Asl di Salerno e responsabile della International Conference on Respiratory Medicine. «A causa dell’ipossia, le apnee notturne sono un fattore di rischio per le malattie cardio-cerebrovascolari e chi ne soffre ha una maggior incidenza di aritmie, infarti, ipertensione, insufficienza cardiaca e ictus».

Curare le apnee ostruttive del sonno avrebbe delle importanti ricadute in termini di riduzione di eventi come ictus e infarti. La diagnosi precoce delle apnee ostruttive del sonno è fondamentale e Polverino parla della necessità «di un piano Marshall per far fronte a questa epidemia».

La prima cosa da fare dunque è quella di sottoporsi ad un esame polisomnografico, eseguibile anche a domicilio. Con delle fasce sul torace e addome del soggetto si misurano i movimenti respiratori; un sensore applicato al dito (detto pulsossimetro) misura la saturazione di ossigeno nel sangue, con degli elettrodi si misura il battito cardiaco e nel corso dell’esame si misurano anche flusso respiratorio, russamento e posizione del soggetto che dorme.

Viene invece eseguita in clinica, dove si resta per una notte, «la polisomnografia completa con elettroencefalogramma EEG dove oltre ai parametri del monitoraggio cardiorespiratorio si registra anche l’attività cerebrale durante il sonno» spiega Polverino, nel cui centro per Disturbi Respiratori Respiratori Durante Sonno si eseguono ben sei esami a notte e mille sono in lista d’attesa. Inoltre, «sulle gambe, grazie a dei sensori di attività muscolare (EMG), si registrano movimenti patologici all’addormentamento o durante il sonno».

Ad essere più colpiti sono gli adulti maschi, anche se a volte i bambini, in particolare con le tonsille ingrossate, possono soffrirne. A favorire la comparsa di apnee notturne sono i chili in eccesso e le persone obese e in sovrappeso che devono perdere peso; gli altri fattori di rischio da tenere sotto controllo sono poi il fumo, il consumo di alcol e l’uso di farmaci per dormire.

Attenzione anche ai problemi maxillofacciali.

Riassumendo occorre una terapia eziogenetica in cui l’approccio multidisciplinare è sia da un punto di vista diagnostico quanto terapeutico.

Un approccio multidisciplinare può coinvolgere più specialisti. Tra questi:

– Pneumologo / medico del sonno (diagnosi, polisonnografia e NIV – Ventilazione Non Invasiva/CPAP);
– ORL (Rino, faringo e laringoscopia, terapia chirurgica, sleep-endoscopy);
– Ortodontista (dispositivi orali, malocclusioni);
– Chirurgo maxillo-facciale (chirurgia ortognatica);
– Neurologo;
– Endocrinologo / chirurgo bariatrico.

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