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Esistono trattamenti molto efficaci che, pur non potendo portare a guarigione, permettono allo stesso modo di cronicizzare il tumore metastico e quindi di rendere la malattia trattabile per periodi di tempo molto più lunghi, consentendo così alle donne che vivono con una neoplasia mammaria metastatica di avere più tempo da un punto di vista quantitativo e qualitativo, per poter condurre una vita pressoché normale.

«Il tumore della mammella metastatico è una malattia molto spesso inguaribile, ma quasi sempre cronicizzabile – chiarisce Michelino De Laurentiis, direttore del reparto di Oncologia medica senologica dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli -. Questo vuol dire che è possibile, utilizzando in maniera sapiente e nella giusta sequenza le terapie disponibili, ottenere il controllo della malattia e farla regredire, consentendo pertanto alle pazienti di convivere con il tumore anche per anni».

«Le nuove opzioni terapeutiche, soprattutto quelle per la prima linea (ovvero quelle che si utilizzano in prima battuta nel momento in cui si sviluppano metastasi) giocano un ruolo significativo grazie al loro alto livello di efficacia e di tollerabilità – aggiunge De Laurentiis -. Queste nuove terapie vanno nella direzione della cronicizzazione della malattia, ovvero di una neoplasia che non possiamo eliminare definitivamente, ma che possiamo controllare sempre meglio, consentendo alla persona di vivere una vita sostanzialmente normale con pochi effetti collaterali».

Recentemente si è aggiunto un nuovo farmaco (ribociclib), che ha da poco ottenuto il rimborso dall’Agenzia Italiana del Farmaco come trattamento di prima linea nelle donne in post-menopausa con carcinoma mammario in stadio localmente avanzato o metastatico positivo per il recettore ormonale (HR) e negativo per il recettore 2 per il fattore di crescita epidermico umano (HER2).

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