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Alzheimer, schizofrenia e depressione: buone speranze dalla pillola della memoria

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Alcune ricerche e scoperte fatte dagli scienziati danno nuove speranze nella cura all’Alzheimer. Tali ricerche si sono concentrate sulla mitofagia, un processo che ricicla i mitocondri (la centrale energetica della cellula) se difettosi. Secondo alcuni ricercatori, infatti, questo meccanismo detto di “ripulitura” permetterebbe di “ritardare o prevenire i danni al cervello durante la malattia”. Su questa azione si sono concentrati gli studiosi danesi e norvegesi (università di Copenhagen e università di Oslo) che hanno pubblicato un articolo su Nature Neuroscience. «Se l’azione di ripulitura non funziona bene avviene un’accumulazione eccessiva di mitocondri difettosi nel cervello -, ha spiegato Vilhelm Bohr, del Center for Healthy Aging and National Institutes of Health di Oslo – Sia negli uomini che negli animali con Alzheimer questa carenza nel processo è presente, se interveniamo in animali vivi migliorando la ripulitura i sintomi dell’Alzheimer scompaiono». Sia nell’Alzheimer che negli stati di demenza si verifica un’accumulazione delle proteine tau e beta amiloide che inducono la cellula alla morte. In nuovi modelli animali i ricercatori hanno verificato che, spingendo la mitofagia, tale accumulazione tende a invece a diminuire o a rallentare.

Nei giorni scorsi durante l’annuale convegno dell’American Association for the Advancement of Science che si è tenuto a Washington, i ricercatori di Toronto hanno annunciato (e registrato negli Usa) una pillola, (sarà in sperimentazione entro due anni) che interverrebbe per rallentare anch’essa il processo dell’Alzheimer e sarebbe utile anche nella schizofrenia e depressione. I test su animali hanno dato risultati molto ottimali: una migliore memoria a solo mezz’ora dalla somministrazione della pillola in quelli anziani, cellule cerebrali compromesse che si riattivano dopo due mesi di terapia. Etienne Sibille del Centre for Addiction and Mental Health di Toronto parla di medicina per la memoria perduta. Il britannico Guardian online dando risalto alla notizia ha parlato di medicinale che interviene sui livelli di uno specifico neurotrasmettitore collegato alle demenze, alla schizofrenia e alla depressione: i recettori Gaba, tra i principali inibitori del sistema nervoso centrale. Il medicinale sarebbe un derivato delle note benzodiazepine (come Valium e Xanax) ma con specifico target Gaba dell’ippocampo. I topi di laboratorio, ai test di memoria, hanno risposto con miglioramenti dopo mezz’ora dalla somministrazione della pillola. Effetto evidente su topi anziani e non su topi giovani. Le prime sperimentazioni che saranno eseguite sugli uomini, riguarderanno però, inizialmente la depressione.

Giovanna Manna

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