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Può aumentare fino a 5 volte il rischio di osteoporosi e fratture, triplicare il rischio di malattie digestive e raddoppiare malattie quali diabete, obesità e insufficienza renale, con una spesa di 243 milioni ogni anno per la gestione dei conseguenti effetti collaterali.

E’ questo quello che è emerso a seguito di un’indagione condotta dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica SIAAIC e dalla Società Italiana di Pneumologia (SIP) sull’utilizzo del cortisone nel trattamento dell’asma grave. Gli specialisti sostengono infatti, che non debba essere adoperato laddove ci siano delle alternative.

Il primo studio italiano è stato presentato e pubblicato su World Allergy Organization Journal (WAOJ), ed è incentrato appunto sull’impatto clinico ed economico del cortisone orale nell’asma grave realizzato insieme ai farmacoeconomisti dell’Università di Pavia.

Dallo studio, condotto sui dati raccolti dal Sistema Sanitario Nazionale e sul registro Sani (Severe Asthma Network Italy) su 780 pazienti con asma grave visitati in 40 centri di riferimento selezionati in tutta Italia, emerge infatti che un abuso di cortisonici ha un impatto considerevole sulle spese per la gestione degli eventi avversi, pari a circa 2000 euro l’anno per ogni paziente con asma grave: il doppio rispetto alla popolazione generale senza asma.

«In Italia, sono 4 milioni i pazienti che soffrono di asma, di cui 200mila con asma grave non controllata» spiega Giorgio Walter Canonica, Past-presidente SIAAIC «Se l’asma grave lascia senza respiro, quindi, si devono assolutamente eseguire correttamente le terapie inalatorie prescritte dal medico, a cui aderisce solo il 13,8% dei pazienti, e ricorrere alle nuove terapie con farmaci biologici in grado di ridurre l’uso di cortisone, che consentono perciò nel lungo periodo un risparmio nella spesa per le cure ma soprattutto per gli effetti collaterali». Che sono tanti. Qualche esempio: l’osteoporosi colpisce il 16% di questi pazienti contro il 3% della popolazione generale; i disturbi della digestione riguardano il 65% contro il 24% di chi non ha asma grave; l’insufficienza renale, che dal 7% sale al 14%; il diabete, che arriva al 10% contro il 6% di chi non ha asma grave; l’obesità, che sale al 42% contro il 23% della popolazione generale.

La paura del cortisone è diffusa tra i pazienti, ha spiegato Filippo Tesi, presidente di Federasma: «È necessario promuovere una cultura del respiro e dell’asma e diffondere conoscenza tra i pazienti stessi. Sì ai nuovi farmaci biologici, ma quante sono poi le prescrizioni?». E questo è il nodo cruciale. Perché i nuovi farmaci sono costosi: solo dimostrando che il cortisone, a causa dei pesanti effetti collaterali da gestire, complessivamente lo è di più, dicono gli allergologi, arriveremo a convincere i decisori politici a favorire la prescrizione dei biologici.

«Considerando il numero dei pazienti con asma grave in cura con cortisonici orali, pari a circa 124.000 soggetti – aggiunge Francesco Blasi, Università Milano, Direttore Dipartimento Medicina Interna Pneumologia e Sezione Adulti Fibrosi Cistica IRCCS Policlinico Milano – i costi in eccesso dovuti agli effetti collaterali sono di oltre 110 milioni maggiori rispetto a chi non è asmatico, di 75 milioni di euro più elevati rispetto a chi ha un asma moderato e quindi assume corticosteroidi a dosaggi e per tempi inferiori. Stando alle linee guida internazionali, i corticosteroidi per via orale nell’asma dovrebbero essere utilizzati nelle crisi acute; in caso di asma grave si suggerisce di impiegarli ai minori dosaggi possibili e come trattamento di seconda scelta, dopo aver valutato l’opportunità di terapie biologiche come gli anticorpi monoclonali anti-IgE o anti-IL5, attualmente approvati in Italia, ed altri in arrivo e già approvati da FDA. I dati del registro Sani mostrano che in realtà il 64% dei pazienti con asma grave utilizza cortisonici in cronico, esponendosi quindi a un elevato rischio di eventi avversi».

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