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Si chiama Rev, ovvero ricetta veterinaria elettronica, ed è andata in vigore dal 16 aprile, sostituendo di fatto, in via definitiva la vecchia ricetta cartacea in virtù della Legge 20 novembre 2017 n.167 (Legge europea 2017) Art.3, ed è già impopolare. Soprattutto fra i padroni di animali d’affezione, equiparati agli esemplari destinati alla macellazione da un provvedimento concepito per una maggiore tracciabilità dei farmaci somministrati. Cani, gatti, cavalli, uccelli, mucche e maiali non. Ma la nuova normativa sta creando non pochi problemi a proprietari di animali, medici veterinari e farmacisti perché sono previste sanzioni per chi sbaglia, costi aggiuntivi per i padroni, lungaggini problematiche in situazioni di emergenza.

Queste le loro dichiarazioni di malcontento.

Luca Lombardini, medico veterinario a Trento e vicepresidente nazionale di Lndc-Animal Protection dice al giornale: «Quando mi chiamano alle due del mattino per un cane in difficoltà, se prima in un lampo mandavo il proprietario in farmacia, ora devo collegarmi al sistema e stare attento a non derogare da indicazioni molto rigide».

Massimo Mana, farmacista rurale e presidente di Federfarma Piemonte, spiega: «Tremila euro a confezione per il farmacista e qualcosa di simile per il veterinario. Nella banca dati cui il veterinario attinge per compilare la ricetta elettronica, sono stati inseriti tutti i farmaci registrati, un numero superiore a quelli realmente in commercio. Di uno stesso prodotto esistono varianti, ma il codice richiesto è univoco e il medico non ha modo di distinguerlo. Con la ricetta cartacea potevamo dare il farmaco realmente disponibile, con l’elettronica di mezzo non ci è più consentito».

Infine, i veterinari che lavorano su animali da reddito: «Quando ti trovi in una scuderia in campagna senza Internet e devi fare una ricetta, magari urgente, oggi devi cambiare zona» Valerio Serata, chirurgo ippiatra nel Lazio. «Ormai per prescrivere 20 vermifughi ti tocca trascrivere i codici dei microchip di altrettanti cavalli: animali a uso sportivo, non macellabili. Sarebbe stato più logico incrementare controlli e sanzioni sulla salubrità dei più sfortunati avviati alla produzione alimentare».

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