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Anziani, mini rivoluzione per misurare la loro pressione: ecco perché

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E’ in arrivo una mini-rivoluzione per la salute degli anziani, soprattutto in estate. A volte le pillole per la pressione non servono a un granché, quando si ha una certa età: l’ipertensione fa male ma puntare a valori ‘normali’ in un under 65 può essere a volte anche controproducente. Sì, perché, le normali terapie potrebbero essere scarsamente tollerate e pertanto, più spesso, portare anche a seri effetti collaterali.

Così, mentre negli adulti, l’obiettivo degli specialisti è quello di avere una pressione massima di 140 nei loro pazienti, una soglia di 150 di massima negli over 65 e di 160 negli ultra80enni è più che ragionevole, a maggior ragione se si tratta di anziani fragili, sottolineano gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) durante il settimo Seminario Nazionale, in corso a Roma, specificando che per decidere l’obiettivo da raggiungere è fondamentale una valutazione dell’età biologica ancor più di quella anagrafica.

Essenziale, poi, è essere più leggeri nelle cure nel periodo estivo, quando il caldo fa scendere di molto la pressione. Perché, se le terapie non vengono riviste nei dosaggi, possono risultare eccessive e aumentare il rischio di ipotensione che, a sua volta, accresce la probabilità di cadute e fratture.

I medici, infatti, si orientano, ora, verso una gestione più ‘morbida’ per quanto concerne gli anziani di una certa età, tenendo conto anche di quello che è il quadro generale del paziente.

“Quando l’età avanza e inevitabilmente la pressione tende a salire, è necessario tenere conto delle condizioni del paziente per individuare quali siano i valori ‘normali’ a cui tendere – osserva Alessandro Boccanelli, presidente SICGe – Le recenti Linee Guida delle Società Europee dell’Ipertensione e di Cardiologia hanno infatti suddiviso la popolazione anziana in due fasce d’età, 65-79 anni e over 80, dando indicazioni diverse e precise: negli ultraottantenni il valore soglia per iniziare il trattamento è 160 di ‘massima’, negli under 80 può avere senso iniziare oltre i 150. Il valore di 140 considerato normale nell’adulto può essere invece un obiettivo troppo ambizioso a cui tendere. A causa della fragilità, disabilità e decadimento cognitivo diminuisce la tolleranza ai farmaci e a un aumento degli effetti collaterali delle medicine; e nei pazienti con problemi cognitivi i valori di pressione non devono essere ridotti troppo per il pericolo di un’accelerazione del decadimento”.

“Negli anziani deve essere sempre ricercata l’ipotensione ortostatica, che in questi pazienti è molto frequente – interviene anche Niccolò Marchionni, fondatore SICGe – Si tratta di un brusco calo pressorio che si ha tipicamente quando si passa dalla posizione sdraiata a quella in piedi: è importante che il medico misuri la pressione all’anziano in entrambe le posizioni. Una revisione delle cure per la pressione, infine, è indicata in tutti gli anziani adesso, all’arrivo dell’estate”.

E Andrea Ungar, membro del Consiglio Direttivo SICGe ed esperto di ipertensione arteriosa dell’anziano aggiunge che e’ sempre indispensabile una valutazione accurata prima di decidere se e come iniziare la terapia: “c’è differenza tra età biologica ed età anagrafica, esistono infatti pazienti anziani e molto anziani robusti e in buone condizioni di salute che possono essere trattati come i più giovani; al contrario, alcuni ‘giovani anziani’ possono essere talmente fragili da non riuscire a tollerare una terapia anti-ipertensiva che miri a riportare la pressione a valori per loro troppo bassi”.

Giovanna Manna

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