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Infermiera inventrice di Swaddy, indumento che simula l’utero materno e riduce lo stress nei neonati pre-termine

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Silvia Vicente, infermiera neonatale dell’ Unità di Terapia Intensiva (TIN) del Hospital de la Santa Creu i Sant Pau e membro del “Nursing Research” Istituto di Ricerca Biomedica di Sant Pau, l’inventrice di Swaddy, un indumento che simula l’utero materno, adatto ai neonati pre- termine, la cui funzione è quella di ridurre lo stress dei bambini prematuri quando vengono pesati aiutando loro a migliorare lo sviluppo neurologico.

Swaddy

I bambini che nascono prematuramente non sono ancora pronti ad affrontare il mondo esterno. In quanto, il loro sistema muscolo-scheletrico e neurologico è immaturo e spesso questo li costringe a restare giorni e anche mesi, in terapia intensiva, in un’atmosfera non priva di ogni tipo di stress e di rumore.

Lo stress può produrre alterazioni nello sviluppo cerebrale dei neonati pretermine.

Il dispositivo o l’indumento, che ha ricevuto il nome di Swaddy, diminuisce lo stress del bambino prematuro.

Swaddy è una sorta di fodera in cotone, tessuto fine, elastico e morbido (per evitare il surriscaldamento del bambino), che favorisce la posizione di flessione, una postura che ricorda al bambino la sua permanenza nel grembo materno fornendogli sicurezza, dolcezza.

A volte i bambini prematuri ammessi alla terapia intensiva mostrano una curvatura cervicale esagerata con posizioni di iperestensione del collo, causata spesso da dispositivi di ventilazione meccanica.

Questa postura indebolisce i muscoli flessori del collo e può rendere difficile per il bambino centrare la testa e coordinarsi con la linea mediana del corpo.

Swaddy aiuta a mantenere la postura ideale, essendo dotato di un cappuccio integrato che dà sicurezza al bambino e lo aiuta a risparmiare energia. Può essere infatti anche usato per correggere la sua posizione, necessaria per mantenere altre funzioni vitali.

Inoltre, il design del capo permette di essere impregnato dell’odore della madre se viene messo a contatto con la sua pelle per un po’ di tempo, così che il bambino prematuro possa avvertire anche la presenza della madre quando essa è assente.

Giovanna Manna

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