D’ora in poi si potrà dire addio alle carie “di ritorno”, grazie a delle infiltrazioni dentali sui denti già curati. Un materiale composito per otturazioni arricchito con nanoparticelle antibatteriche, in grado di evitare la crescita di patogeni e quindi la formazione di nuove carie. È questa la promessa che arriva da uno studio pubblicato sulla rivista “Acs Applied Materials & Interfaces” e condotto presso l’Università di Tel Aviv da Lihi Adler-Abramovich e Lee Schnaider.
Una delle cause più comuni di estrazione dentale o devitalizzazione è proprio l’infiltrazione, o una carie secondaria, ovvero quando un dente curato con una otturazione si caria nuovamente, all’interno dell’otturazione stessa (per la crescita di batteri patogeni all’interfaccia tra otturazione e superficie del dente curato).
Gli studiosi hanno dunque pensato allo sviluppo di una resina con l’aggiunta di nanoparticelle antibatteriche per evitare la formazione di nuove carie nel sito dell’otturazione. Spiegano i ricercatori: «Abbiamo sviluppato un materiale potenziato, non soltanto esteticamente gradevole, e rigido ma con proprietà intrinseche antibatteriche, incorporando nanoparticelle con questa proprietà – ha spiegato Schnaider – I compositi con attività inibitoria della crescita dei germi hanno il potenziale di ostacolare lo sviluppo di questo diffusissimo problema orale», ha sottolineato, le carie secondarie. Il materiale è low cost e può essere facilmente prodotto su vasta scala. «Questo studio è molto interessante, e si innesta nel filone della ricerca volta a migliorare i materiali che vengono comunemente utilizzati in odontoiatria» prosegue il collega Cristiano Tomasi dell’Università di Göteborg e membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia.