Anna Maria Formenti, specialista in endocrinologia e malattie del metabolismo all’Università Vita-Salute-San Raffaele di Milano, parla dello iodio come fonte principale di questo elemento chimico, rappresentata dall’alimentazione, spiegando che non sempre quello che mangiamo è sufficiente a coprire il nostro fabbisogno giornaliero.
“Purtroppo molto poco: l’acqua del mare è sì ricca di iodio, e una piccola quantità di questo sale minerale evapora e viene respirata, tuttavia lo iodio presente nell’aria è scarsamente disponibile».
Dieta salva-tiroide: cibi sì
Oltre a un pizzico di sale iodato, bisogna, dice l’esperta, fare il pieno di questo oligoelemento scegliendo cibi che lo contengono a quantità maggiori. «Una dieta equilibrata, che preveda due porzioni di pesce alla settimana, latte tutti i giorni e due-tre porzioni di formaggio alla settimana, garantisce il 50-60% del fabbisogno», «Semaforo verde, quindi, per pesce di mare, crostacei e alghe». Non servono quantità eccessive: 150 grammi di pesce sono già sufficienti. Lo iodio è presente anche nei cereali, nella frutta, nel latte e in piccole dosi anche nella carne. Le concentrazioni, però, sono in proporzioni variabili: dipende dalla ricchezza del terreno o dei mangimi utilizzati. Le alghe, invece, sono perfette per chi sceglie un’alimentazione vegetariana ma sono ancora poco utilizzate nella nostra cultura alimentare e più diffuse nel Nord Europa e in Asia. Non bisogna eccedere nel consumo (basta mangiarle una volta alla settimana) per evitare un surplus di iodio e conseguenti problemi alla tiroide.
Dieta salva-tiroide: cibi no
«Esistono però alimenti che, assunti in grandi quantità, possono interferire con l’assimilazione dello iodio riducendo la produzione di ormoni tiroidei. Tra questi le crucifere, come i cavolfiori, i broccoli, la soia e gli spinaci». «Si tratta – continua ancora la specialista di cibi con proprietà benefiche che non vanno eliminati dalla dieta».