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Michael Schumacher ricoverato a Parigi da lunedì scorso per sottoporsi – come rivelato dal quotidiano ‘Le Parisien’ – a un trattamento di cellule staminali. Dal personale sanitario dell’ospedale ‘Georges Pompidou’ un semplice “Sì, è nel mio reparto e ti posso assicurare che è cosciente” avrebbe detto una dottoressa, ma nulla di più.

L’ex campione di Formula Uno dovrebbe essere già dimesso in giornata.
Dopo il via vai di medici ed infermieri.

Schumacher sarebbe seguito dal professor Philippe Menasche, pioniere in cellule staminali, chirurgo cardiaco di 69 anni, al primo piano dell’edificio D dell’ospedale francese. Menasche è anche membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituto del cervello e del midollo spinale presso l’ospedale parigino Pitie-Salpetriere, dove lavora con il professore Gerard Saillant, presente anche lui al Pompidou dopo il ricovero di Schumacher.

“Le Parisien” fa sapere che attorno al 7 volte campione del mondo si sarebbe il massimo riserbo sulle sue reali condizioni di salute. Un schieramento di sicurezza per proteggere la sua privacy. Del resto fin dall’incidente sugli sci di Meribel, avvenuto la fine di dicembre 2013 la famiglia Schumacher ha voluto il massimo riserbo sulle condizioni del pilota, che avrebbe anche ricevuto la visita dell’amico Jean Todt. L’attuale presidente della Fia, che con Schumi ha condiviso le vittorie in Ferrari, sarebbe stato avvistato attorno alle 17.15, e avrebbe lasciato poi l’ospedale tre quarti d’ora dopo.

Sulla notizia è intervenuto intervistato dall’Adnkronos Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia all’Università Cattolica di Roma, direttore dell’Area Neuroscienze della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma ha così commentato la notizia: “In letteratura scientifica sono segnalati casi di recupero dello stato di coscienza anche a distanza di anni, dopo un prolungato stato vegetativo. Ma si tratta di stati di minima coscienza: di certo il paziente non si alza in piedi e non parla. E quasi sempre si rimane a questo livello. Lo stato di minima coscienza è quello in cui il paziente segue con gli occhi l’interlocutore, se gli si chiede di stringere la mano lo fa, anche se lentamente, addirittura tira fuori la lingua. Insomma, manifesta dei segnali che indicano che è in collegamento con l’ambiente circostante, mentre fino a pochi mesi prima non lo era. Non so con che tipo di cellule staminali e in quale aree si stia tentando di trattare l’ex pilota – afferma Rossini – ma in letteratura, nel campo della neurologia, questo trattamento è stato provato nel Parkinson e i risultati sono insoddisfacenti, perché non attecchiscono o perché non producono dopamina o perché la producono non in quantità o qualità sufficienti a far regredire i sintomi della malattia senza altra terapia. Ci sono stati poi tentativi nell’ictus, sempre senza risultati particolari, così nelle lesioni traumatiche di cervello e midollo. Insomma, numerosi tentativi ma finora risultati deludenti” conclude il neurologo”.

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