Si tratta del settimo tumore più comune nelle donne, il carcinoma ovarico o dell’ovaio, per il quale, è in corso un Congresso di medicina della Società europea di oncologia medica a Barcellona, e durante il quale arriva veramente un’ottima notizia, per tutte le pazienti che ne soffrono.

In particolare, uno studio – presentato e pubblicato in contemporanea sul ‘New England Journal of Medicine’ dimostra che il trattamento con niraparib (un Parp inibitore) è riuscito a ridurre del 38% il rischio di progressione della malattia o morte nelle pazienti rispetto al placebo.

Lo studio Prima, sottolinea GSK, è un trial di Fase 3 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su niraparib come terapia di mantenimento in prima linea nelle donne con carcinoma ovarico che hanno risposto alla chemio a base di platino. In particolare, i risultati ottenuti con tale farmaco, sono stati determinati da una riduzione significativa del rischio di progressione nelle donne con tumori con mutazione del gene Brca (riduzione del rischio del 60%); in quelle con difetto di ricombinazione omologa (HR-deficient) Brca wild-type (riduzione del rischio del 50%); in pazienti con tumori senza difetto di ricombinazione omologa (HR-proficient) la riduzione del rischio è stata invece del 32%.

Lo studio ha incluso anche pazienti ad alto rischio di progressione di malattia, per le quali le opzioni di trattamento erano davvero limitate. «Le donne con questa devastante malattia – ha sottolineato Hal Barron, Chief Scientific Officer e President R&D GSK – hanno un tasso di sopravvivenza a cinque anni inferiore al 50%. ‘Prima’ è uno studio di riferimento, poiché riteniamo che questi dati possano potenzialmente cambiare radicalmente il modo in cui vengono trattate le donne con carcinoma ovarico». In un’analisi della sopravvivenza globale, niraparib ha anche dimostrato una tendenza incoraggiante verso il miglioramento rispetto al placebo. «Questo studio – ha affermato Antonio Gonzalez, condirettore del dipartimento di oncologia medica, Clinica Universidad de Navarra e primo autore della ricerca -ha dimostrato l’importanza della terapia di mantenimento e i benefici che il niraparib ha fornito alle donne con carcinoma ovarico. Credo che la monoterapia con niraparib dopo un intervento chirurgico e la chemioterapia a base di platino potrebbe essere una nuova importante opzione di trattamento per le pazienti».

Il farmaco dovrebbe essere disponibile per il prossimo anno.

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