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I noduli alla tiroide colpiscono circa il 30% – 40% degli adulti e ogni anno sono causa di oltre 40mila interventi chirurgici. Ma nella maggior parte dei casi, dicono i ricercatori, si tratta di interventi inutili, a volte anche dannosi. I noduli sono benigni nel 95% dei casi e le donne ne soffrono più degli uomini in un rapporto di circa cinque a uno. Di questo argomento e di altre patologie legate all’endocrinologia e alle malattie metaboliche se ne è parlato alcuni giorni fa a Roma al settimo appuntamento di “ThyroidUpToDate”, organizzato dall’Associazione medici endocrinologici (Ame).

“La maggior parte degli interventi potrebbe essere evitata. Possiamo dire che oggi assistiamo ad un eccesso di interventismo chirurgico, che a volte può risultare addirittura dannoso se non effettuato in centri ad alto flusso, ovvero specializzati nella diagnosi e nel conseguente trattamento”, spiega Rinaldo Guglielmi, direttore della Struttura Complessa Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale. “Nel caso di diagnosi di nodulo alla tiroide, è importante non allarmarsi: in circa il 95% dei casi è benigno. Percentuale che scende al 75% se consideriamo il numero di operazioni chirurgiche per patologia benigna. Esistono poi caratteri ecografici che ci aiutano a capire molto presto quando il nodulo può non essere benigno, e che dunque servono approfondimenti”, aggiunge Enrico Papini, coordinatore scientifico di Ame.

“Molto spesso – continua Guglielmi – nel corso di un intervento è necessario asportare la ghiandola nella sua interezza, ma non è sempre così. Ci sono casi di carcinoma della tiroide che non richiedono l’asportazione totale della ghiandola. In alcune condizioni non esistono caratteristiche specifiche di allarme, e quindi il rischio di una recidiva può essere basso. In questi casi basta asportare solo una parte.
Questa procedura riduce i rischi dell’intervento chirurgico e migliora la qualità della vita”.

Tra le tematiche principali del congresso che si è tenuto a Roma, il 4 e il 5 ottobre scorso, emergono le patologie autoimmuni in corso di tiroidite cronica, gli effetti (desiderati e indesiderati) a breve e a lungo termine della terapia radiometabolica, l’approccio chirurgico e follow-up del carcinoma midollare della tiroide e la gestione dell’ipertiroidismo in gravidanza e età pediatrica.