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“Il convegno “PER NON VOLTARE LA FACCIA”, dopo la data del 28 Ottobre scorso, che si è tenuta a Milano, dove ha approfondito aspetti psicologici legati ad eventi traumatici e violenti- spiega Paola Radaelli, Presidente dell’associazione UNAVI – Unione Nazionale Vittime – nel capoluogo ligure, il 6 Novembre scorso, ha avuto come tema principale la “sicurezza”, argomento caldo soprattutto per le normative vigenti disparità di trattamento tra vittima e reo”.

Ieri sera, 26 Novembre 2019 PER NON VOLTARE LA FACCIA è giunto anche a Monza, presso la Sala Consiliare Maddalena, di Via Maddalena, 7, dove si è parlato di violenza, danni subiti, giustizia, legalità, sicurezza della pena, sostegno legale gratuito e terapie psicoterapiche, per i familiari delle vittime di reati efferati e del Ponte Morandi.

Presenti in prima linea con le loro toccanti testimonianze, Rosita Solano, Stefania Ripoldi, e Michele Matti Altadonna, Giuseppe Matti Altadonna, Maria Grazia Lonigro, Aldo Claris Appiani, Rosangela Cataldi, Barbara Bianco che si sono alternate alle voci di professionisti autorevoli come i relatori: prof. Alessandro Meluzzi, ambasciatore Unione Nazionale Vittime e criminologo, (intervenuto telefonicamente), assessore Riccardo Corato di Regione Lombardia, Maurizio Marrone Cons. Regionale Promotore della Commissione di Indagine su Allontamenti di Minori in Piemonte, Ass. Dott. Desirèe Merlini, Famiglie – Politiche Sociali del Comune di Monza, Avv. Alessandro Continiello, Responsabile di Formazione Studio Legale Martinez&Novebaci, Fabrizio Fratus, sociologo Unione Nazionale Vittime, Paola Carella, Coordinatrice Nazionale Unione Nazionale Vittime, avv. Alberta Pisoni Brambilla (vittima), Egle Possetti, presidente Comitato ricordo vittime ponte Morandi, Francesca Giarmoleo, componente Unione Nazionale Vittime e presidente di FederTerziario Monza, avv. Massimo Proietti, coordinatore e legale di UNAVI, Cristiano Puglisi, Responsabile Provinciale di Cultura Identità di Monza e Brianza, la giornalista di cronaca nera del settimanale “Giallo”, Laura Marinaro.

A moderare l’incontro-dibattito, Valentina Jannacone, conduttrice radiofonica.

“Questa è una battaglia che impegna l’associazione al fianco di vittime in tutta Italia. Saremo, successivamente anche a Roma alla Camera Dei Deputati e a Trani, ma le iniziative proseguiranno anche nel 2020, attraverso incontri con enti locali e regionali”, hanno ricordato Paola Radaelli e Francesca Giarmoleo Presidente Ass. Federterziario Monza Centro e portavoce di Cultura Identità Monza. Tra gli obiettivi principali dell’associazione, l’introduzione in tutte le regioni di un Garante delle vittime, già presente in Regione Lombardia, come sottolineato anche dall’assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato.

Paola Radaelli in occasione della Giornata Internazionale della violenza contro le donne, che si è celebrata il 25 Novembre scorso, è intervenuta da Un Giorno Da Ascoltare , parlando appunto anche di questo grande dramma che coinvolge sempre più donne in Italia e nel mondo.

“Vorrei ricordare a tutti che la Giornata contro la violenza sulle donne è tutti i giorni – ha ricordato la Radaelli: dobbiamo ricordarci che vittime potremmo essere tutte noi, donne di qualsiasi età e in qualsiasi momento della giornata, in casa, al lavoro o per strada! Non bisogna sottovalutare il problema perché potrebbe capitare a chiunque. Questa Associazione nasce dopo un incontro molto importante a Venezia in cui erano presenti molte istituzioni; finito il convegno ci viene detto di fare un’Associazione vicina alle vittime di violenza da parte degli uomini, volevamo creare una sorta di famiglia e così abbiamo iniziato ad intraprendere questo percorso che ad oggi è diventato un vero e proprio grande lavoro tutto interamente a scopo di beneficenza compresi gli avvocati che ci danno una grande mano e molto sostegno. Tutto quello che manca allo Stato cerchiamo di darlo noi. Cerchiamo di sopperire alle mancanze attuali dello Stato ma di certo non abbiamo la bacchetta magica per poter colmare un vuoto che è ancora troppo grande: in questi anni speravamo di riuscire ad ottenere qualcosa in più ma sembra che questo sia ancora un argomento tabù; è vero che è stato istituito il Codice Rosso da qualche mese a questa parte ma sembra essere ancora molto carente su qualche punto: la cosa buona però è che siamo riusciti a far togliere la soglia di reddito sugli indennizzi delle famiglie delle vittime infatti prima chi superava gli 11.500 euro l’anno non aveva diritto agli indennizzi e tutto questo ci sembrava assurdo perché non ci sono vittime di serie A o di serie B”.

E anche le vittime del Ponte Morandi, hanno urlato la loro rabbia, il loro dolore, come le vittime di reati efferati che erano presenti in sala, lamentando la totale assenza dello Stato.

UNAVI è un’associazione che si batte anche per questo. E’ nata dalla volontà delle vittime e dei loro familiari, professionisti e comuni cittadini, per approfondire problematiche connesse all’attuale situazione di pericolo per l’incolumità delle persone a causa dei sempre più frequenti episodi di violenza e aggressione, e diffusione di ogni informazione efficace alla conoscenza delle problematiche di cui sopra, con il fine di promuovere iniziative, idee e azioni valide di prevenzione e difesa; aiuto alle persone vittime di violenza, sia sotto il profilo economico, per sostenere i procedimenti giudiziari e ottenere i relativi riconoscimenti dei danni subiti sia sotto il profilo psicologico, morale e sanitario, per rinfrancarle delle spese subite.

Il proponimento di ogni modifica legislativa e attività degli Enti Locali efficace alla tutela delle vittime sotto ogni aspetto che le coinvolga; nonché, il perseguimento della piena applicazione delle norme in materia, tra cui in particolare quelle previste dalla Direttiva 80/2004 CE (risarcimento alle vittime) recepita in Italia con la legge 122, “una vergogna totale per le vittime”.

L’Associazione vuole creare a tal fine, anche dei Centri di ascolto su tutto il territorio nazionale, attraverso incontri, testimonianze, eventi, convegni, coinvolgimento delle persone in prima linea, vittime di reato, per fare rete, affinché insieme alle istituzioni locali e nazionali, possano sentirsi tutelate, rinfrancate e assistite. Non più da sole e abbandonate a se stesse.

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