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Una persona su 3 soffre di carenza di ferro, con o senza anemia: una condizione può essere anche molto debilitante e, se prolungata e non adeguatamente trattata, può portare a gravi conseguenze per la salute di chi ne è affetto. A causa di una sintomatologia aspecifica – affaticamento, pallore, fragilità alle unghie, perdita di concentrazione, irritabilità e, in alcuni casi, picacismo (desiderio di ingerire cose non commestibili come argilla e ghiaccio) sono i segnali più comuni – carenza marziale resta un problema poco conosciuto e sotto stimato, tralasciando le possibili implicazioni derivanti per la salute.

La Giornata della Carenza di Ferro (Iron Deficiency Day), che si è celebrata il 26 novembre scorso, è nata nel 2015 con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul ruolo di questo oligoelemento essenziale per la vita e su cosa possa accadere se i livelli di ferro non sono gestiti adeguatamente. Quest’anno, però, la Giornata della carenza di ferro, è concentrata sull’impatto della carenza di ferro e dell’anemia sideropenica (anemia da carenza di ferro) sulle donne in età fertile, in modo particolare durante la gravidanza, e sui pazienti affetti da scompenso cardiaco.

Senza sufficiente ferro a disposizione, il corpo umano non può funzionare correttamente. Esso, infatti, è essenziale per la produzione dei globuli rossi e per assicurare un efficace funzionamento di cuore e muscoli scheletrici. Il ferro, inoltre, svolge un azione chiave nel combattere le infezioni e le malattie, mantenendo i livelli di energia e la normale funzione cerebrale. Quando le riserve di ferro nell’organismo diventano scarse, ne risentono metabolismo, salute mentale e fisica, produttività e funzionalità sessuale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la carenza di ferro può causare una riduzione del 30% dell’attività fisica.

Durante la vita fertile, 1 donna su 3 soffre di carenza di ferro, principalmente associata alle perdite eccessive di sangue dovute a un ciclo mestruale abbondante, condizione con cui deve fare i conti il 30% dell’universo femminile. Stanchezza, frequenti mal di testa, scarsa concentrazione, si ripercuotono anche sulle performance lavorative e scolastiche: il 19% delle studentesse soffre di questi sintomi a causa di una carenza marziale. Particolarmente delicato per la donna è il periodo della gestazione, che comporta un aumento di 3 volte del fabbisogno di ferro per lo sviluppo della placenta e del feto, in particolare per lo sviluppo cerebrale e del sistema immunitario. Lo stato anemico, se importante e prolungato, raddoppia il rischio di parto prematuro e triplica per il bambino il rischio di basso peso alla nascita. Il 40% delle future mamme inizia una gravidanza senza adeguate scorte di ferro e il 90% non assume sufficiente ferro durante la gestazione. Lo stato anemico può perdurare anche dopo il parto, condizione che si verifica in più di 1 donna su 412 – in particolar modo in caso di gravidanze multiple, parto gemellare, parto cesareo – e che aumenta il rischio di depressione post partum, ansia e insufficienza primaria di lattazione.

Anche l’infiammazione associata a determinate condizioni patologiche a lungo termine come lo scompenso cardiaco, l’insufficienza renale cronica e le malattie infiammatorie croniche intestinali, può ridurre la quantità di ferro assorbita dall’intestino e poi resa disponibile all’occorrenza, generando così carenza di ferro. Condizione che può peggiorare con alcuni farmaci usati nel trattamento di queste patologie, ad esempio antiaggreganti e anticoagulanti3.

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