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Molte persone si ritrovano a casa con la febbre, senza sapere cosa fare. Ovidio Brignoli, vice presidente della Fimmg, Federazione Italiana Medici di Famiglia ne ha parlato su il Corriere della Sera, spiegando come ci si deve comportare.

Se mi trovo a casa e ho la febbre?
Chi in questi giorni ha febbre oltre i 37,5 deve contattare subito il proprio medico di base senza recarsi in studio, però. Il medico farà una serie di domande presenti in una scheda, chiamata Triage, come quelle che fanno al pronto soccorso per valutare segni e sintomi del malato. È importante contattare il proprio medico che conosce il paziente, la storia personale, i fattori di rischio come ipertensione o diabete in qualche modo correlabili a un peggioramento della situazione da coronavirus, o il numero di emergenza preposto.

Quali i sintomi che devono allarmare?
I tre principali sintomi che devono destare preoccupazione sono oltre alla febbre, la tosse secca e le difficoltà respiratorie. La febbre può anche salire molto e di solito è preoccupante quando non si abbassa con gli antipiretici. Un rialzo della temperatura, è il sintomo più frequente (87,9% di prevalenza). La tosse è descritta come secca, stizzosa e insistente, non con catarro (presente nel 67,7% dei casi). Il respiro corto, la difficoltà a respirare e parlare è presente nel 18,6% dei casi. Altri sintomi via via sempre meno comuni sono affaticamento, produzione di espettorato, mal di gola, mal di testa, dolori muscolari e articolari, brividi, nausea e vomito, congestione nasale, diarrea, congiuntivite.

Cosa accade se il medico valuta che i miei sintomi sono compatibili con Covid 19?
In Lombardia chi in questo momento ha la febbre quasi certamente ha contratto Covid-19. Quindi il paziente deve immediatamente mettersi in isolamento domiciliare per almeno 14 giorni cercando, per quanto possibile, di evitare contatti con il resto della famiglia. È importante che il paziente non esca mai di casa. Anche se non viene eseguito il tampone, che oggi almeno in Lombardia viene fatto solo a chi manifesta sintomi gravi, bisogna mantenere l’isolamento.

Farmaci raccomandati
Il trattamento va concordato con il proprio medico ad ogni modo si avvale di antipiretici, essenzialmente il paracetamolo, 1 grammo per non oltre 3 volte al giorno, che oltre ad abbassare la febbre è anche un antidolorifico. È molto importante bere a sufficienza per idratare le mucose. Dicono gli esperti. Per i disturbi intestinali si può ricorrere ai classici farmaci antidiarrea. Se la situazione evolve favorevolmente la febbre di solito passa in 5-7 giorni. Qualche volta c’è un ritorno febbrile dopo 1-2 giorni. La debolezza può essere lunga da smaltire.

Chi controlla il decorso della mia malattia?
Il medico di famiglia. Sempre telefonicamente, per come sta evolvendo la malattia. Il paziente ha il compito di tenere monitorato in modo quotidiano i parametri: frequenza del respiro (gli atti respiratori in un minuto, fino a 20 è normale); frequenza arteriosa (serve il misuratore acquistabile in farmacia); saturazione di ossigeno, valutabile con il saturimetro, strumento che permette di misurare la quantità di ossigeno nel sangue e di individuare un’eventuale dispnea prima che si avvertano i sintomi.

Che cosa succede se la mia situazione si aggrava?
Se i parametri che vanno monitorati in modo quotidiano dovessero destare grave preoccupazione sarà il medico stesso ad avviare la procedura per un ricovero ospedaliero, chiamando il 112. Anche il paziente può farlo, ma in questo caso i tempi sono più lunghi. A questo punto una équipe specializzata, visiterà a domicilio il paziente e valuterà la situazione clinica decidendo o meno il ricovero.

Come gestire la convivenza in famiglia?
Chi è malato deve indossare una mascherina chirurgica e guanti e soggiornare in una camera personale. Anche chi si occupa del paziente a domicilio deve indossare dispositivi di protezione. Il paziente deve consumare i pasti da solo e, se possibile, utilizzare un bagno personale. Le superfici del bagno e della stanza usati dal paziente devono essere disinfettati con disinfettanti domestici , prodotti a base di cloro o con alcol al 70%. Vestiti, lenzuola e asciugamani vanno lavati in lavatrice a 60-90°

I pazienti con diagnosi clinica da Covid-19 vengono segnalati?
In generale presentano febbre, dolore respiratorio, senso di stanchezza, inappetenza o tosse. Se venisse fatto il tampone sarebbe positivo e sarebbe solo una conferma diagnostica. Quindi noi medici segnaliamo i numerosi casi al sistema di sorveglianza MAINF che monitora l’incidenza delle malattie infettive.

Come faccio a capire se sono guarito se non ho fatto il tampone?
Dopo 14 giorni senza sintomi si ha la certezza, o quasi di essere guariti dalla malattia anche senza aver fatto il tampone. Per questi pazienti vale la guarigione clinica che consiste appunto nella scomparsa di febbre, tosse, malessere generale, difficoltà nel respiro.

C’è qualcuno che certifica il ritorno in comunità?
No, non è prevista alcuna certificazione da parte del medico curante perché si tratta comunque di una presunzione di guarigione. E’ affidato al buon senso dei pazienti restare altri 14 giorni in isolamento domiciliare dopo la fine dei sintomi. Il certificato medico viene fatto solo in presenza del doppio tampone negativo, quando cioè viene attestata la guarigione non solo clinica, ma anche virologica. Ma questo può valere naturalmente solo per chi era risultato positivo al tampone.

Che cosa devo fare se ho avuto un contatto stretto con una persona positiva a Covid-19?
È raccomandato l’autoisolamento a titolo precauzionale per proteggere se stessi e gli altri. Se dopo 14 giorni non insorgono sintomi è possibile rientrare in comunità, mantenendo sempre naturalmente le regole in vigore, dal lavaggio delle mani al distanziamento sociale

Che cosa consiglia alla popolazione?
Chiunque tenti di esorcizzare l’idea di avere il coronavirus minimizzando i sintomi commette un errore. Va chiamato il medico.

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