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Permettere gli spostamenti anche fuori dal proprio Comune e all’interno delle singole Regioni dal 4 maggio, con i limiti alla mobilità intra-regionale. E’ questa l’ipotesi, a quanto si apprende da diverse fonti, sul tavolo del governo in vista dell’avvio della “fase 2”. Niente di deciso, viene spiegato, ma questo sarebbe al momento l’orientamento prevalente. “La revisione delle misure di distanziamento sociale non significa un “liberi tutti” ma non possiamo chiudere i cittadini in casa per sempre”, ha detto il premier Giuseppe Conte nel corso della cabina di regia con Regioni e enti locali.

La fase 2 “prevede quindi una ripartenza sempre all’insegna della massima cautela, nella consapevolezza che si dovrà sempre tenere sotto controllo la curva epidemiologica e non farsi trovare impreparati in caso di ricadute.

Il piano prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi. Un punto ribadito oggi anche dal Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus.

La Fase 2, dunque, con la parziale riapertura delle attività commerciali, che dovrebbe coinvolgere non più di 2,7 milioni di lavoratori. Ad annunciarlo il capo della task force Vittorio Colao nel corso dell’incontro in videoconferenza tra Governo e parti sociali, secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione. La ripresa riguarderà persone che si aggiungeranno a quelle che hanno lavorato anche durante il lockdown, essendo impiegate nelle attività considerate essenziali per affrontare l’emergenza coronavirus. Secondo Colao per le riaperture la sicurezza sanitaria a livello locale è condizione essenziale e dovrà essere valutata sulla base di tre criteri:  la situazione epidemiologica, l’adeguatezza del sistema sanitario locale e la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale.

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