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Amazon ha deciso di rafforzare il suo impegno contro la contraffazione ed estendere Project Zero, il programma per ridurre il fenomeno, ad altri 7 Paesi (Australia, Brasile, Olanda, Arabia Saudita, Singapore, Turchia e Emirati arabi) arrivando così a quota 17 Paesi, inclusa l’Italia. Lo ha annunciato in un’intervista rilasciata all’ANSA Dharmesh Mehta, il vicepresidente di Amazon Customer Trust e Partner Support, nel fare il punto della situazione sulle attività della piattaforma e-commerce per la lotta ai falsi.

Lo scorso giugno Amazon ha istituito l’unità contro i crimini da contraffazione, oltre ai programmi mirati come Project Zero, Transparency e Brand Registry. “La contraffazione colpisce il commercio globale e dobbiamo collaborare con le forze dell’ordine, i brand, i fornitori di servizi di pagamento e i rivenditori al fine di combatterla efficacemente” ha sottolineato Mehta. In particolare, “Project Zero – ha aggiunto – è un programma innovativo che consente ai marchi di aiutarci a ridurre la contraffazione combinando la forza delle protezioni proattive automatizzate del marchio di Amazon, la copertura completa del tracciamento delle unità e un nuovo strumento self-service che per la prima volta offre ai titolari dei diritti il potere di rimuovere i prodotti sospetti direttamente dai nostri negozi virtuali”.

Oltre 10mila marchi registrati hanno aderito a Project Zero, dai grandi marchi globali agli imprenditori emergenti, tra cui ad esempio Arduino, BMW o Salvatore Ferragamo. “Amazon – ha detto ancora Mehta – è stata tra le prime aziende a collaborare con la Commissione Europea per stabilire un protocollo d’intesa di settore, per combattere la vendita di merci contraffatte tramite internet”. Questa intesa ha portato i sottoscrittori a incrementare la quota di inserzioni rimosse volontariamente, quota che secondo i dati di Bruxelles è salita al 97% del totale contro l’86% del 2016.

I contraffattori, secondo gli ultimi dati raccolti da Amazon nel rapporto trimestrale che fornisce alle autorità americane, hanno sede in Usa, Emirati Arabi Uniti, nella Repubblica Dominicana, nel Regno Unito e in Cina, Germania, Spagna, India, Italia, Giappone, Corea e Canada. “Esortiamo i governi a fornire finanziamenti sufficienti alle forze dell’ordine per garantire che siano attrezzate per adottare un approccio specializzato e internazionale nelle indagini”, ha sottolineato Mehta.

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