Cyberbullismo: prevenzione, gestione e strategie per contrastare un fenomeno digitale sempre più frequente

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Dottori.it, portale leader in Italia per la prenotazione di visite mediche specialistiche, ha chiesto al dott. Mauro Schiavella, psicologo, psicoterapeuta e Manager della Ricerca presso l’Università di Milano Bicocca, di fornire alcune indicazioni per comprendere il cyberbullismo e riuscire a intervenire in tempo.

Come riconoscere una vittima di cyberbullismo?

Il dott. Schiavella chiarisce innanzitutto che i ragazzi possono manifestare diversi sintomi sia in chiave comportamentale che emotiva. I genitori possono notare l’aumento o la diminuzione evidente dell’uso dei dispositivi digitali rispetto all’uso abituale, oppure la scelta improvvisa di nascondere lo schermo quando gli adulti sono nei paraggi. Un ulteriore campanello di allarme può essere rappresentato dalla continua apertura e chiusura dei profili social o dalla scelta di evitare eventi sociali e hobby, compresi quelli a cui in precedenza erano molto interessati. Dal punto di vista emotivo appaiono molto preoccupati, ansiosi di non riuscire a gestire ciò che li circonda, si sentono sopraffatti e in preda dei propri timori. Il genitore in questi casi deve essere capace di dialogare con il figlio e accogliere le sue frustrazioni. Attraverso un dialogo costruttivo può diventar e un supporto reale per il figlio e aiutarlo a uscire da questa situazione difficile.

Come aiutare i figli a costruirsi una sana reputazione online?

È molto importante che i genitori non intervengano solo a posteriori, ma che intraprendano un percorso educativo a priori dedicato alla definizione di cosa sia per loro un comportamento digitale appropriato, chiarendo quale sia la reputazione online a cui i figli dovrebbero aspirare. I genitori possono e devono avere un ruolo attivo nella scelta dei servizi online più adeguati per i ragazzi, vigilando ad esempio sull’eventuale uso improprio di videogames vietati ai minori di 18 anni. Il percorso educativo deve iniziare già dalla scuola primaria stabilendo poche e chiare regole rispetto all’uso dei dispositivi digitali con le relative conseguenze, nel caso in cui i ragazzi non rispettino quelle regole. Essere dei modelli positivi per i propri figli è fondamentale: i genitori per primi dovranno essere capaci di non utilizzare la rete in modo prevaricatorio e prepotente.

Quali sono allora le strategie da adottare per fermare i bulli?

A causa di una ancora scarsa educazione civica digitale non tutti i cyberbulli sanno di esserlo e soprattutto non tutti sono consapevoli di commettere delle azioni che addirittura configurano reati penali. Una volta riconosciuto il fenomeno è necessario quindi documentare gli atti di cyberbullismo raccogliendoli in un archivio ed evitando di rispondere o di inoltrare i messaggi ad altri. Bisognerà poi bloccarlo, attraverso gli strumenti messi a disposizione degli utenti e segnalare i suoi atti al distributore di servizi online perché violano i termini e le condizioni di utilizzo. Se invece gli atti di cyberbullismo comportano reati penali, questi dovranno essere denunciati alle autorità competenti, a partire dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Il cyberbullismo è una forma di bullismo che avviene nei luoghi digitali e che viaggia attraverso le applicazioni di messaggistica istantanea, i social media, i forum, ma anche le e-mail e i videogames online. Si tratta di un fenomeno persistente: è difficile, infatti, per le vittime trovare sollievo perché le aggressioni digitali possono avvenire senza sosta e le informazioni che vengono comunicate digitalmente sono permanenti e pubbliche, se non rimosse. In questo senso le azioni vessatorie a cui la vittima può essere sottoposta sono moltissime: si parla di Cyberstalking quando si perseguita con molestie e minacce ripetute; Doxing quando vengono diffusi dati personali o sensibili; Exposure se si espongono contenuti personali altrui, postandoli o inoltrandoli; può succedere che la parte aggressiva acquisti prodotti online con le carte di credito dei familiari della vittima e in questo caso si è di fronte al Phishing; se si registra la vittima su siti pornografici si parla di Pornography Insertion “E se il bullo è… mio figlio?” – Se si scopre che il proprio figlio pratica azioni di cyberbullismo si può fare quella che viene definita prevenzione secondaria: si prendono in carico i cyberbulli in modo che possano lavorare su di sé e imparare a costruire relazioni sane basate sul rispetto e l’empatia. Spesso accade che essi stessi sono o siano stati vittime di prepotenze e violenze da parte di coetanei o adulti e vivono delle condizioni di sofferenza interiore e disagio psicologico che scaricano sugli altri, trasformandosi da vittime a carnefici. In questo senso la psicoterapia può essere un percorso adeguato a supportare questi giovani nella loro crescita, rendendoli in grado di entrare in contatto con i propri dolori e le proprie sofferenze per poi accettarle, accoglierle e prendersene cura.

Photo credit stopbulli.it

Giovanna Manna

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