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Glaucoma e attività fisica

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E’ la seconda causa di cecità nel mondo occidentale. Stiamo parlando del glaucoma.

Un malato su due non sa di averlo rischiando di rimanere senza diagnosi, per un lungo periodo, verificandosi così, un danno oculare in grado di progredire con il passare degli anni, in un caso su cinque, arrivare anche alla perdita della vista. Una cura definitiva non esiste, ma con la giusta prevenzione e diagnosi precoce è possibile limitare le conseguenze visive, come hanno anche sottolineato gli esperti ad un congresso organizzato di recente dall’Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma (Aisg).

L’attività fisica, ad esempio, può ridurre il rischio di glaucoma. Bastano 30-40 minuti al giorno di camminata moderata o veloce, quattro volte a settimana, e aumentare la «dose» di dieci minuti al giorno per ridurre del 25 per cento la probabilità di sviluppare la malattia.

2Anche in chi già soffre di glaucoma il tasso di progressione si riduce del 10%, se cresce l’esercizio fisico quotidiano”, a spiegarlo è Luciano Quaranta, direttore della Clinica Oculistica universitaria dell’Ospedale San Matteo di Pavia. “Gli sport più adatti sono nuoto, corsa, bicicletta e tennis, attività aerobiche che migliorano la circolazione del sangue nell’occhio; chi ha già il glaucoma deve invece evitare allenamenti troppo faticosi, il sollevamento pesi e durante il training deve evitare di tenere alcune posizioni in cui la testa è troppo verso il basso. Muoversi aumenta l’ossigenazione della retina rafforzandone le cellule, inoltre è in grado di contrastare la formazione di radicali liberi nel sistema nervoso centrale, di cui l’occhio fa parte; l’esercizio poi è benefico in quanto abbassa la pressione arteriosa, sistemica e oculare”.

Fattori di rischio
Il principale fattore di rischio per il glaucoma è la pressione alta all’interno dell’occhio, che spinge sul nervo ottico deteriorandolo in maniera progressiva e permanente. Stefano Miglior, presidente AISG, «Per una diagnosi tempestiva sono fondamentali i controlli regolari dall’oculista: gli over 60 sono più colpiti, ma il glaucoma può comparire anche prima e quindi si consigliano visite ogni due anni a partire dai quarant’anni, specialmente in caso di miopia o familiarità per la malattia (il 40% dei pazienti ha almeno un parente stretto con glaucoma, ndr). Spesso non ci si accorge di avere qualche problema visivo e si arriva dal medico quando la situazione è già compromessa e il campo visivo ridotto: un tipico segnale di patologia avanzata è la visione tubulare, che dà l’impressione di guardare attraverso un cono». Se l’oculista sospetta un glaucoma, la diagnosi non è complessa: bastano due semplici test non invasivi, la misurazione del campo visivo e l’imaging delle fibre nervose retiniche e della papilla ottica, ovvero del punto in cui il nervo ottico emerge sul fondo oculare.

Giovanna Manna

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