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Interruzione della continuità terapeutica e conseguente peggioramento delle patologie: uno degli effetti collaterali della pandemia da Covid-19 è senza dubbio la difficoltà dei pazienti con patologie croniche di tenere sotto controllo la propria condizione clinica, una situazione che si sta prolungando anche nella fase due della pandemia. A rischio anche i pazienti con malattie infiammatorie croniche reumatiche e dermatologiche che da mesi si recano sempre meno frequentemente in ospedali e ambulatori per visite di controllo o prime visite diagnostiche, con un riflesso importante in termini di tempi di accesso alle cure, mancata aderenza della terapia e aumento di riacutizzazioni e ricadute.

Nasce cosi “RESTA IN CONTATTO CON IL TUO MEDICO”, la campagna promossa da ANMAR (Associazione Nazionale Malattie Reumatiche) e APIAFCO (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza), realizzata con il contributo non condizionante di Amgen, proprio per esortare i pazienti con artrite psoriasica, artrite reumatoide e psoriasi, a mantenere il contatto con il proprio medico di riferimento, senza trascurare l’aderenza alla terapia.

L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) e della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie): i medici di famiglia rappresentano da sempre il punto di riferimento dei pazienti sul territorio e, ora, ricoprono un ruolo molto importante poiché possono colmare la lacuna che si è venuta a creare con la chiusura degli ambulatori, diventando la figura di raccordo tra il paziente e lo specialista.

Grazie ad una campagna social con video-interviste a specialisti e associazioni, ANMAR e APIAFCO vogliono stimolare i loro associati a rimanere in contatto con il proprio medico e a non abbandonare le terapie.

Inoltre attraverso “Resta in contatto”, le due Associazioni puntano a sensibilizzare le istituzioni sanitarie sui rischi della mancata aderenza alla terapia e sulla difficoltà di accedere ai controlli specialistici e alle cure abituali: a questo proposito, è in programma un incontro a porte chiuse tra ANMAR e APIAFCO, gli specialisti reumatologi e dermatologi e i medici di medicina generale per mettere a punto un documento condiviso di raccomandazioni per i pazienti con malattie croniche reumatiche e dermatologiche. Il documento offrirà indicazioni su come gestire al meglio queste patologie in tempo di Covid-19, grazie alla collaborazione con il proprio medico, e sarà promosso e divulgato attraverso i canali web delle associazioni e i media.

“Da marzo 2020 – ha dichiarato Silvia Tonolo, Presidente ANMAR – abbiamo assistito a una riduzione del 40% dell’impiego di alcune terapie farmacologiche per la cura delle malattie croniche e alla diminuzione di prescrizioni per pazienti di nuova diagnosi che in alcuni ambiti arrivano all’85%. La mancata aderenza alle terapie, così come i ritardi nei controlli e nelle diagnosi aumentano sensibilmente il rischio di peggioramento delle malattie infiammatorie croniche, con esiti che possono divenire anche irreversibili per i nostri pazienti. Noi lavoriamo da mesi per sensibilizzare le istituzioni a garantire terapie e controlli medici, ma è arrivata l’ora di un’azione diretta su pazienti e caregiver che dopo tanto tempo si stanno lasciando andare e che, invece, devono continuare a tenere duro, senza abbandonare il contatto con il medico di riferimento”.

Benché dalla fine dell’estate molti ospedali abbiano recuperato il 60% delle prime visite per psoriasi e artrite psoriasica, i controlli periodici dei pazienti già in trattamento sono stati rinviati e con l’attuale recrudescenza del contagio la situazione non andrà migliorando nell’immediato futuro.

“Il fenomeno a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi e che stiamo tentando di arginare – ha affermato Valeria Corazza, Presidente APIAFCO – è il forte senso di abbandono che ha pervaso i pazienti con psoriasi e artrite psoriasica e il conseguente aumento delle richieste per assistenza psicologica. Si tratta di malattie in cui l’aspetto emotivo ha un comprovato ruolo scatenante e, al tempo stesso, è messo a dura prova dalla “visibilità” delle lesioni che provoca nei pazienti disagio e senso di fragilità. Oggi la telemedicina è più sulla carta che praticata. È indispensabile, quindi, che i pazienti facciano in modo di mantenere vivo il rapporto con il medico di riferimento, con cui devono restare in contatto per poter affrontare insieme i disagi della pandemia”.

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