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Sempre più utenti abbandonano WhatsApp per preferire Signal o Telegram, ecco perché

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L’ultimo aggiornamento delle politiche per la privacy di WhatsApp sta facendo decidere migliaia di utenti a migrare verso altri servizi, in particolare Telegram e Signal. L’addio alle spunte blu è dettato dal timore che Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e ora proprietario della più diffusa app di messaggistica, possa appropriarsi dei dati personali e dei file presenti nelle chat.

A partire dallo scorso 7 gennaio molti utenti hanno ricevuto da WhatsApp una notifica relativa alle nuove politiche sulla privacy. Non accettarle, comporterebbe l’impossibilità di poter utilizzare l’app a partire dall’8 febbraio, giorno in cui i cambiamenti diventeranno effettivi.

Le nuove condizioni di utilizzo prevedono che WhatsApp renda obbligatoria la condivisione di alcuni dati dei suoi utenti con Facebook per scopi commerciali. Significa che il numero di cellulare, la rubrica dei contatti, i messaggi di stato e altre informazioni potranno essere resi noti agli investitori per il network pubblicitario del social e di Instagram, altra piattaforma di proprietà di Mark Zuckerberg.

La condivisione dei dati personali esisteva già su WhatsApp, ma poteva essere disattivata attraverso un’opzione specifica nel menù delle impostazioni. Ora invece non sarà più possibile. Da febbraio, infatti, diventerà obbligatorio condividere i dati con il colosso digitale Facebook. Questo non significa che la pubblicità apparirà anche nell’app di messaggistica. Non è previsto alcun cambiamento in tal senso, tra le funzioni della chat più utilizzata in Italia.

Questo significa che i messaggi e i file scambiati su WhatsApp possono essere visti solo dal mittente e dal destinatario. Ma ci sono però comunque dei rischi per la privacy.

Ma solo per chi vive al di fuori dell’Unione Europea e del Regno Unito. La possibilità che Facebook possa utilizzare per il proprio network pubblicitario i dati degli utenti non è infatti prevista nelle nuove condizioni di utilizzo che dovranno essere accettate in Italia e nel resto d’Europa.

Giovanna Manna

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