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Venezia 79, spopolano i nuovi film incentrati sul gender fluid

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Il tema dell’identità di genere uno dei grandi argomenti portati quest’anno a Venezia 79.

Troviamo infatti il film MONICA di Andrea Pallaoro con protagonista l’attrice transgender Trace Lysette nel ruolo di una trans che torna a salutare e a prendersi cura della madre morente che non l’aveva accettata, costringendola ad allontanarsi dalla famiglia, il ritratto è quello di una figlia che cerca di recuperare il tempo perduto e superare il trauma dell’abbandono e delle ferite del passato.

Poi L’IMMENSITA’ di Emanuele Crialese, ambientato a Roma negli anni ’70 tra i nuovi palazzoni borghesi, che ha al centro la storia di una adolescente, Adriana, che soffre per la crisi matrimoniale dei genitori (Penelope Cruz e Vincenzo Amato), rifiuta il suo nome, la sua identità, vuole farsi chiamare Andrea e ha una immagine androgina, indefinita come tantissimi giovani oggi.

Il SIGNORE DELLE FORMICHE di Gianni Amelio in cui si parla invece dell’omosessualità che finisce sotto accusa (con la scusa del plagio). Ricostruendo il clamoroso caso dell’intellettuale Aldo Braibanti al processo nel 1968 mentre allo studente con cui era fuggito, per volere della famiglia, viene praticato il devastante elettroshock perché guarisca dalla devianza. Omosessualità che è pure in TAR di Todd Field, in cui la direttrice d’orchestra Lydia Tar (Cate Blanchett), lesbica, è coinvolta in uno scandalo per favoreggiamento e molestie di una orchestrale.

E nel film di Luca Guadagnino BONES AND ALL, interpretato da Timothée Chalamet, bandiera sul red carpet del gender fluid si esplora il mondo Lgbt newyorchese ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED di Laura Poitras, anche questo in concorso, che racconta la storia epica dell’artista e attivista Nan Goldin (autrice di una celebre mostra sull’Aids), impegnata a smascherare le morti di overdose da farmaco denunciando i crimini della Sackler.

La transessualità è il tema principale del film di LE FAVOLOSE di Roberta Torre che ha aperto le Notti Veneziane alle Giornate degli Autori, racconta di Porpora Marcasciano, Nicole De Leo e altre attiviste, impegnate nel Mit, il movimento identità trans con sede a Bologna, ma anche di CASA SUSANNA di Sebastien Lifshitz (sempre Gda), vero e proprio documento di storia queer che racconta lo spazio in cui si riunivano persona tra gli anni ’50 e ’60 in cui travestirsi era illegale, così come dichiarare la propria omosessualità. E di omofobia nell’Inghilterra dell’era Thatcher parla anche BLUE JEAN di Georgia Oakley, sempre Giornate degli Autori.

Alla settimana della cristica c’è infine TROIS NUITS PAR SEMAINE di Florent Gouelou, ambientato nei locali notturni di Parigi dove si innamorano un fotografo etero e una drag queen.

foto crediti skytg24

Giovanna Manna

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