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Una protesi retinica in grado di restituire una visione utile ai pazienti affetti da maculopatia atrofica, una patologia legata senz’altro all’età. Un innovativo impianto di cui si è parlato alcuni giorni fa a Sesto Fiorentino (Firenze) presso il Centro Oculistico di Villa Donatello, in occasione di un ciclo di incontri organizzati dall’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) e dalla SISO (Società Italiana di Scienze Oftalmologiche). Ad illustrare la nuova protesi retinica è stato il dottor Marco Pileri, responsabile dell’Unità semplice dipartimentale di Chirurgia vitreoretinica dell’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, che nel settembre scorso, per la prima volta in Italia, ha impiantato l’innovativa protesi su un paziente di 91 anni affetto da oltre dieci anni da maculopatia senile a carta geografica.

“Abbiamo partecipato ad uno studio internazionale multicentrico- ha spiegato il dottor Pileri- per impiantare nei pazienti affetti da maculopatia senile a carta geografica una protesi retinica. Tali pazienti hanno perso completamente la visione centrale a causa della mancanza delle cellule (fotorecettori) deputate al trasferimento delle immagini attraverso le vie ottiche all’area corticale visiva, mantenendo le parti periferiche del campo visivo. La protesi, che viene impiantata sotto la retina (nell’area di distrofia a carta geografica), sostituisce la funzione dei fotorecettori. A seguito dell’intervento chirurgico c’è un periodo di riabilitazione di circa 3 mesi, durante il quale il paziente deve sostanzialmente imparare ad utilizzare la protesi”.

A questo scopo vengono forniti al paziente “occhiali ergonomici (costruiti sulla sua fisionomia) muniti di due telecamere (una rivolta verso il mondo esterno, l’altra verso l’occhio)- ha proseguito l’esperto- ciò che filtra la telecamera ‘esterna’ posta sull’occhiale è trasferito attraverso un sistema wi-fi ad un computer portatile tascabile; quindi dal computer (sempre via wi-fi) viene ritrasferito all’occhiale che, attraverso la telecamera rivolta verso l’occhio, traduce l’immagine in forma di raggi infrarossi che vanno a colpire la protesi attivandola”. Ma l’aspetto rivoluzionario di questa protesi è che viene autoalimentata con dei pannelli fotovoltaici, quindi “a differenza di tutte le altre protesi retiniche precedentemente impiantate non ha bisogno di un collegamento esterno. Ha una durata testata di 36 mesi, ma nei primi pazienti americani in cui è stata impiantata nel 2018 è ancora funzionante”, ha sottolineato ancora Pileri.

Tornando agli ‘Incontri di Villa Donatello’, realizzati con il patrocinio delle due società scientifiche, ha fatto sapere Luca Menabuoni, referente per i Rapporti con le istituzioni di AIMO: “In vista dei congressi nazionali di AIMO e SISO, il dottor Silvio Zuccarini ed io, in collaborazione con il dottor Alessandro Crisà, abbiamo pensato di proporre degli incontri monotematici presso la prestigiosa e innovativa struttura nella quale abbiamo la fortuna di lavorare, Villa Donatello. Il ciclo di incontri è iniziato a dicembre scorso e abbiamo già affrontato i temi del cheratocono e delle maculopatie. Sono intervenuti i migliori esperti nazionali e non è mancato il riscontro più che positivo da parte di tutti i colleghi, che si trovano riuniti non solo per apprendere ma anche per condividere questi momenti in amicizia, prerogativa di quanto AIMO da sempre ha perseguito”.

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