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Ravenna, madre si lancia dall’ultimo piano insieme a figlioletta e cagnolina, ma lei si salva. Aveva sospeso assunzione farmaci per disturbo bipolare

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“Ho sospeso di recente l’assunzione dei farmaci che mi erano stati prescritti dal centro di salute mentale” lo ha dichiarato davanti al pm, Giulia Lavatura Truninger, la donna di 41 anni che lunedì mattina si è buttata dal nono piano del palazzo dove vive, a Ravenna, portando con sé la figlia Wendy, di sei anni e una loro cagnolina meticcia di colore nero, entrambe decedute sul colpo.

La donna è ricoverata a Cesena, in stato di arresto, ed è stata sentita dal pm, investigatori e medici. Alternando il pianto alle parole, ha risposto a tutte le domande, ricostruendo i dettagli della terribile tragedia. Alle 7.15 ha aperto una finestra all’ultimo piano del condominio, che era in ristrutturazione, e ha camminato sui ponteggi che circondano le facciate con la figlia in braccio e la cagnolina. Poi si è lanciata con loro nel vuoto.

Lei si è salvata, riportando una lesione alla colonna vertebrale giudicata guaribile in poche settimane senza conseguenze. “L’unica esitazione l’ho avuta quando mia figlia ha cercato di fermarmi. L’avevo presa in braccio che ancora dormiva e poi si è svegliata. Volevo suicidarmi e volevo che lei non rimanesse senza di me. Avevo premeditato tutto giorni prima”.

La Procura ha anche disposto un prelievo di sangue sulla piccola deceduta, per accertare un’eventuale presenza di sostanze psicologiche, ma lei, la madre, assicura di non aver somministrato nulla alla bambina. L’autopsia non sarà invece necessaria: la ragione del decesso è palese, basterà  solo ispezionare il cadavere prima della restituzione della salma e del nulla osta ai funerali. Si è ora in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto della donna per omicidio aggravato e uccisione di animale. In quella fase, il legale è pronto a sollevare formalmente la questione psichiatrica legata a ciò che ha spinto la donna al terribile gesto.

La donna era infatti seguita da circa dieci anni dal Centro di salute mentale e nel 2018, dopo la nascita della sua bambina, era stata sottoposta a un Tso come qualche anno prima. A dicembre aveva deciso di sospendere i farmaci prescritti per il suo disturbo bipolare. “È sbagliato permettere a una persona di scegliere in autonomia di non assumere medicine fondamentali come quelle”, ha detto il suo avvocato Massimo Ricci Maccarini. Anche la zia della donna, Rosaria Berardi ha dichiarato alla trasmissione Rai Ore 14: “A dicembre era stata brava a convincere i medici a sostituire le iniezioni al Csm con le pasticche. Credo che i percorsi terapeutici in questi casi vadano ripensati. Siamo stati lasciati soli“.

foto crediti facebook

Giovanna Manna

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