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Un emigrato italiano,

operaio, che con altri operai connazionali volle ringraziare il lavoro e l’occasione di vita che aveva trovato lontano dal suo paese nativo,  allestendo un abete, tra la 48ª e la 51ª strada nel cuore di Manhattan, per il Santo Natale.

E’ una storia di gratitudine e fatica  di Cesidio Perruzza, di San Donato Val di Comino, che nel Natale del 1931 decide di celebrare il lavoro suo e dei tanti altri emigrati come lui all’estero, dall’Italia, impegnati a costruire il grattacielo RCA Building, con un albero di Natale e decori che parlano di loro: le ghirlande, l’alluminio dei detonatori usati per rompere la roccia e scavare le fondamenta, ecc, ecc.

Cesidio era arrivato in America a 17 anni nel 1901. Iniziò a lavorare da subito, ma poi quando tutto sembrava facile si imbattè nell’America della Grande depressione, in tanta povertà e disperazione.

Accetta lavori difficili e pericolosi. Si specializza negli esplosivi, che servono per spianare e preparare i cantieri. Una perizia che gli vale il nome di Joe Blaster.

Una storia sommersa di un’Italia che cercò altrove la propria fortuna, e la sopravvivenza,  e che sarà raccontata, e anche ricordata, in una clip (1931 brillano le luci a Manhattan) proiettata nel Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana a Genova  e nel Museo del Novecento e della Shoah di San Donato Val di Comino (FR).

Un progetto di Paolo Masini, presidente della Fondazione del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, e di Luca Leone coordinatore del Museo del Novecento e della Shoah, la clip racconta ai più immagini, e materiali anche inediti, la storia del primo albero realizzato nella piazza del Rockefeller Center. Pochi sanno che quest’albero, definito il “più bello del mondo”, oggi è uno spettacolo luminoso di ventidue metri di altezza, addobbati con più di 50 mila luci colorate, da un cuore italiano. E di un’Italia povera.

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